Officium Triste: Ne Vivam
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11/06/2009Correva l’anno 1994 quando la fertile città di Rotterdam dette alla luce una delle più talentuose band del genere death/doom; un gruppo di amici, tutti uniti dalla passione per il metal che decisero di chiamarsi Officium Triste. Dopo aver pubblicato il loro primo demo ed essersi buttati a capo fitto in una frenetica ma fruttuosa attività live, il gruppo si rinchiude in studio, dopo aver pubblicato l’EP 'Mountains Of Depressiveness', per dare alla luce il suo vero e proprio debutto discografico. Ed ecco che finalmente i nostri eroi riescono a vedere i frutti delle loro innumerevoli fatiche, grazie anche ad una produzione molto "spartana" che dona al tutto quel non so che di "grezzo" che in altre bands del genere è molto difficile ritrovare. Sin dalle prime note l’ascoltatore sarà letteralmente travolto dall’alchemica alternanza di ritmiche allegre e deprimenti, tempestate da quel quid di epicità e di malinconia che le rende inimitabili. Altra particolarità da tenere in considerazione è la prova vocale del carismatico Pim Blankenstein che riesce, nonostante usi molto il cantato growl, a non perdere mai una nota ed essere sempre a tempo. Citazione particolare meritano le due asce del gruppo Bram Bijlhout e Gerard, capaci di creare serie infinite di riff che sono una diabolica miscela di armonia e distorsioni, concedendosi a volte dei sottili fraseggi ed anche degli splendidi solos. Senza però dimenticare il titanico lavoro svolto dalla sezione ritmica egregiamente condotta dal basso di Lawrence Mayer e da quella macchina da guerra dietro alle pelli che risponde al nome di Ronald Lagerwaard che, con i suoi fantastici ed emozionanti tempi, riesce ad imporre ai vari brani dei ritmi travolgenti che non concedono mai la minima tregua, senza però risultare nè scontati né noiosi. Sicuramente i più esperti potranno facilmente notare che lo stile di questo gruppo è fondamentalmente basato su strutture musicali molto asciutte ed essenziali; infatti una dei trademark dei nostri eroi sono proprio le canzoni, caratterizzate da melodie ripetitive ma cariche sino all’inverosimile di atmosfere ed originalità. Se poi consideriamo che le tematiche preferite dal gruppo sono basate su pessimismo, tristezza ed oscurità, abbiamo la perfetta quadratura del cerchio. Per concludere posso solo dire che questo può essere, senza alcun dubbio, considerato uno dei loro migliori album.
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