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HELLOWEEN

Otto anni fa gli Helloween sono riusciti a fare qualcosa di per certi versi unico, reintegrando in formazione due membri di enorme importanza storica: il chitarrista Kai Hansen (già presente come ospite in alcune circostanze precedenti), e il cantante Michael Kiske che viceversa era stato estromesso dalla band di Amburgo dopo due album falliti nei primi anni Novanta, e che mai prima di questa reunion aveva recuperato rapporti decenti con gli ex compagni. Quella che poteva apparire come una mossa ad effetto per un tour di particolare esposizione mediatica, e a sentire la band stessa era un tentativo di verificare come potesse funzionare la collaborazione a sette, si è dimostrata un successo al punto che siamo alla pubblicazione del secondo album consecutivo con questa formazione allargata, con i due cantanti che, sempre a sentire i diretti interessati, dopo essersi temuti a vicenda e mai incontrati, hanno trovato un'affinità anche a livello personale che sembra gratificarli oltre le più rosee aspettative. Pur avendo visto gli Helloween in più di una circostanza e pur essendo oltre i cinquanta, non ho mai avuto l'opportunità di vedere Michael Kiske cimentarsi dietro il microfono, quindi la scelta di presenziare ad una data di questo tour per i quaranta anni della band era piuttosto scontata. Anche la visione di un live DVD con tutti i membri presenti ('United Alive'  uscito nel 2019) aveva contribuito in questo senso. La Partille Arena, di recente costruzione, è stata oggetto di critiche in passato e non posso che confermarle: l'areazione insoddisfacente rende il clima all'interno torrido appena si cerca di avvicinarsi al palco, e l'organizzazione si potrebbe dire amatoriale rispetto alla capienza di circa cinquemila persone. Come definirla altrimenti quando il guardaroba, in pieno inverno, è accessibile solo per chi lo avesse prenotato in anticipo senza che questo sia stato reso pubblico? O la perversa gestione della mescita delle bevande alcoliche (in verità non del tutto inaspettato in Svezia) su cui non starò a dilungarmi. Alle note negative c'è da aggiungere anche la band di supporto, che per questa serata sono i Beast In Black. La loro reputazione direbbe altro, ma personalmente ho trovato la loro proposta insulsa, mi piacerebbe definirla eurovision metal e avrei detto tutto. Brani troppo ruffiani (e a dirlo prima di un concerto degli Helloween sembra uno scherzo, ma c'è una misura per tutto), sospetto uso estensivo di playback e in generale, nonostante la reazione del pubblico, non delirante ma nel complesso positiva, un prodotto che trovo inadeguato al genere i cui fan blandisce. Irritazione è personalmente la sensazione dominante che i Beast In Black mi hanno lasciato. Lo show degli Helloween viceversa non delude da nessun punto di vista. La scenografia è imponente, a ricordare la loro storia, con varie animazioni sul megaschermo retrostante, ad arricchire il concerto da un punto di vista visuale. Il set costituito da ventitre brani comincia con la veloce "March Of Time" con sia Kiske che Deris dietro il microfono, come sarà il caso per la maggior parte dei brani, a prescindere da chi li abbia interpretati originariamente. I due cantanti si riservano quattro brani ciascuno in solitaria, "Twilight Of The Gods", "Universe", "Pink Bubbles Go Ape" e "Eagle Fly Free" per il primo e "We Burn", "Hey Lord", "Hell Was Made In Heaven" e "Power" per il secondo. Anche il primo vocalist della band, Kai Hansen, che scelse successivamente di dedicarsi unicamente alla chitarra, interpreta due brani del primo album, una impressionante per intensità "Ride The Sky" e "Heavy Metal". I due album 'Keeper....' ricoprono come è abbastanza scontato una parte rilevante dello spettacolo con ben nove brani e quattro sono estratti dal nuovo lavoro 'Giants And Monsters'. Interessante l'intermezzo acustico costituito da "In The Middle Of A Heartbeat" e "A Tale That Wasn't Right" in cui i due cantanti si alternano alla chitarra acustica accompagnandosi a vicenda e dando vita ad un siparietto che dice più di qualcosa sull'ottima interazione che i due hanno trovato. Chiude il concerto, prima del bis, l'imponente "Helloween" con i suoi tredici minuti in cui c'è spazio abbondante sia per Kiske che per Deris, e in cui anche la presenza delle tre chitarre, già apprezzata in diverse circostanze durante la serata, viene valorizzata appieno, visto che i numerosi e ubriacanti assoli non sottraggono nulla all'impatto del sound. Gli unici appunti da fare dopo più di due ore di spettacolo alla band principale sono quindi solo dovuti al fatto che non se ne avrebbe mai abbastanza: la mancanza di "How Many Tears" e "Keeper Of The Seven Keys", che chiude la serata, mutilata alla sola parte conclusiva.  Sono due pezzi, insieme alla già citata "Helloween" e alla meno nota "The Dark Ride" fra i più ambiziosi (e lunghi) scritti dalla band. Ma lo show risulta probabilmente più agile in presenza di brani meno articolati e un minimo di promozione per il nuovo album è non solo comprensibile, ma anche auspicabile. Il fatto che gli Helloween siano in salute non solo per andare in tour a proporre gli innumerevoli classici, ma anche per essere creativi non può che essere positivo per gli appassionati. 

Setlist: https://www.setlist.fm/setlist/helloween/2025/partille-arena-partille-sweden-535e8f8d.html

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