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PRYMARY: THE TRAGEDY OF INNOCENCE

data

27/09/2006
75


Genere: Prog Metal
Etichetta: Progrock Records
Anno: 2006

Secondo album, dopo un disco autoprodotto nel 2003, per i Prymary band del sud california nata nel 2000. The Tragedy Of Innocence, questo il titolo scelto dal gruppo, è un lungo (poco più di 72 minuti complessivi) concept di chiara impronta prog metal dove i 5 componenti hanno voluto esplorare, attraverso 12 canzoni, il mondo e la vita di una ragazza che ha subito abusi da bambina (a quando riportato dalla presentazione fornita dalla Progrock Records il concept è nato sulla base di fatti realmente accaduti). I brani attraversano la vita di questa donna a partire da 25 anni addietro fino ad arrivare ai giorni nostri raccontandoci in prima persona questa triste storia. Relativamente ai brani da segnalare la scelta di far seguire, come potete vedere nella tracklist, al titolo di ogni pezzo il riferimento temporale legato alla storia, questo da sicuramente un tocco in più nel poter cogliere lo svolgere degli eventi. A livello musicale i 5 ragazzi californiani dimostrano di saper coniugare bene parti più heavy a parti più lente ed introspettive riuscendo ad enfatizzare in modo opportuno ogni strofa dei testi; l'utilizzo degli strumenti non è mai fine a stesso ma è orientato a dare il perfetto supporto musicale alla vicenda. Sicuramente gli ultimi 3 anni passati a fare concerti come band di supporto a gruppi del livello di Fates Warning, Enchant, Spock's Beard e King's sono serviti per affinare ancora di più le capacità artistiche e poterle traslare al meglio in questo progetto, che ha necessitato di 2 anni di stesura e raffinamento. Unica nota la voce che qualche volta sembra un pelo in secondo piano rispetto agli strumenti, anche se non si tratta di un difetto così maracato. Non è certo una scelta semplice quella di pubblicare come primo album un concept di queste dimensioni che sappia racchiudere sia aspetti puramente musicali che altri legati alla capacità di saper racconatare fatti e storie nella maniera migliore ma il risultato da ragione ai Prymary mettendoli in luce e facendo sperare in un futuro roseo per la band californiana. Come ultima cosa voglio sottolineare la scelta da parte della band di unire fra di loro i singoli brani da una voce femminile (o meglio sarebbe dire 2 una che interpreta la protagonista da bambina e una da adulta) e una voce maschile che fanno da ulteriore tramite fra l'ascoltatore e la storia e la bella copertina capace di esplicitare visivamente il concept insito nel disco.

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