GREENHOUZE: GREENHOUZE
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30/01/2005L'AOR, un po' come l'hard melodico e tutti gli stili musicali ad essi affini, è un genere che spesso vive senza mezze misure sulle potenzialità espresse dai chorus delle varie composizioni, le quali, grazie ad essi, riescono spesso a decollare o a rimanere nell'anonimato più totale, e questo anche in base alla capacità del ritornello stesso di innalzare il groove del refrain sin lì solo accennato. Premesso ciò il sottoscritto, che tra l'altro si ritiene un AORster molto influenzato da questo tipo di discorso, mai avrebbe pensato di farsi affascinare da un cd come quello in oggetto di recensione, rappresentante il debutto ufficiale per la teutonica MTM del combo denominato Greenhouze. Dietro a questo monicker si nasconde nient'altro che il duo Solli/Lars Levin, già più che noti per essere il singer dei Sons Of Angels e 21 Guns (il primo), e per aver collaborato a molti progetti tra cui menziono i bravi scandinavi Second Heat (il secondo). "Greenhouze" è un album particolarmente atipico, caratterizzato da una serie di brani di AOR di eccelsa qualità, che ricordano da vicino, in più frangenti, quanto proposto da nomi come i Dare ultima parentesi e il Mark Spiro più impegnato. Ma la particolarità di tali songs è proprio la presenza di chorus poco invadenti e quasi impercettibili, addirittura difficili da individuare, nonostante la paradossalità della cosa, se approcciatisi alle songs in maniera superciale e poco attenta. Questo produce nell'ascoltatore un certo senso di spiazzamento, ma nonostante ciò l'innegabile tasso di classe posseduto dai due artisti nordeuropei, unito al buon lavoro effettuato in fase di produzione, riesce nell'intento di colpire senza mezze misure il centro emotivo del povero malcapitato di turno, che poco può fare se non farsi accompagnare in un dolce e soffuso viaggio nelle delicate note racchiuse nel dischetto. Questo e molto altro vi attendono all'interno del debutto discografico dei Greenhouze, un progetto davvero interessante che farà sicuramente parlar di sé, e questo anche per le diverse valutazioni mediocri che già attendo, le quali verranno varate da tutti coloro che non saranno in grado di leggere sopra le righe di tale fascinoso universo sonoro. Un universo luminoso, in cui il brillante verde profuso dal monicker, si fonde in un tutt'uno col giallo più limpido di tante luminose ed abbaglianti melodie.
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