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NIBIRU: Qaal Babalon

data

25/10/2017
70


Genere: Doom, Sludge
Etichetta: Argonauta Records
Distro:
Anno: 2017

Quarto lavoro per gli alfieri italici dell'esoterismo musicale che rispondono al nome di Nibiru, presunto lontano pianeta dove secondo le credenze sumere si sviluppò una forma di vita extraterrestre, e stesso corpo celeste che avrebbe dovuto scontrarsi con la Terra portando la razza umana all'estinzione. Le premesse ci sono tutte per dare solo una lontana idea di chi sono questi tre ragazzi piemontesi a coloro che non hanno seguito la loro ascesa nel panorama doom/sludge italiano dal 2013 ad oggi. 'Qaal Babalon' è sicuramente un disco complesso e di non facile assimilazione nel quale compaiono solo quattro brani dalla durata che va dai dieci minuti fino ai diciannove. Brani dalle sonorità morbose sprigionanti gli effluvi più mefitici che affondano le proprie radici nelle sonorità sludge e doom più claustrofobiche. Lunghe sessioni strumentali dove giocano un ruolo da protagoniste le frequenze più basse, i riff più ripetitivi e ossessivi portati all'estremo della saturazione e disturbanti effetti di chiaro stampo drone. La voce, totalmente immersa nelle frequenze maligne, è spesso incomprensibile, sussurra, geme con sofferenza o ringhia di rabbia in una nuova lingua che mescola l'italiano alla lingua degli Dei, l'enochiano, alla quale ricorrere per capire il senso dei titoli dei brani che si trascinano lenti estremizzando il concetto stesso di doom, come in "Oroch", la prima traccia apripista del platter. In questo estremismo non possono mancare i riferimenti a quelle sonorità proprie dell'ambient e del black metal degli albori, la venefica "Faboan", figlia maledetta della produzione burzumiana ad esempio. Tutto il disco trascende il concetto stesso di musica per assurgere ad un livello superiore e metafisico, ponendosi come un lungo, incessante e disturbante cerimoniale, più oscuro e meno sciamanico sicuramente di lavori come 'Caosgon', più lento e morboso di 'Padmalotus', dal quale riprende determinati canoni, depurandoli da ogni elemento psichedelico, sicuramente il loro lavoro più estremo.

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