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RUNNER: Runner

Sunset boulevard sez

Spiagge bianche, le onde che lentamente accarezzano la battigia mentre il sole tramonta e s'immerge nel mare a vista d'occhio sconfinato. Qualcuno ancora passeggia lungo la riva. L'aria si è fatta tersa, il cielo striato di colori caldi ed avvolgenti. Alte palme proiettano le loro lunghe ombre sulle strade dorate del giorno che sta per finire. Tra un cocktail e l'altro ti vedi seduto al tavolo di un bar, mentre la radio trasmette melodie sognanti che da tempo non ascoltavi, e ritrovi te stesso, quello che sei stato e quello che sei adesso nelle note di...Sunset Boulevard, la nuova rubrica di Hardsounds interamente (o quasi) dedicata alle sonorità West Coast. Pronti a viaggiare?!?

Runner, Londra, 1979. Formazione a quattro dal basso pulsante, stoppato (evitando vibrazioni di corde), dal suono pomposo e pulito, dalla componente vocale stratificata, dalle leggere pennellate di chitarra (evitando assoli), a creare un messaggio da “sartoria della musica”: l’apporto di un artista nella musica è indice di un proprio peculiare contributo stilistico. Se nasce una canzone, e questa comincia ad essere reinterpretata in cover, significa che è riuscita ad attivare i recettori del gusto ed inviare impulsi nervosi, al cervello dell’ascoltatore. Percezione che ha stimolato l’atelier di Sammy Hagar, quando nel 1980 ha pubblicato il suo album ‘Danger Zone’, coverizzando la splendida “Run For Your Life”, scritta da Steve Gould (membro dei Runner e John Pidgeon), nonché richiamando nel suo laboratorio Steve Perry per completare l’arrangiamento dei cori. Percezione che ha anche stimolato l’officina della band sconosciuta Phoenix, quando nel 1979 ha pubblicato il suo album ‘In Full View’, coverizzando la strepitosa e Kissiana “Fooling Myself”, scritta da Alan Merrill e Steve Gould (entrambi membri dei Runner), nonché richiamando nel loro laboratorio Russ Bullard (Argent) e Michael Des Barres (Detective) a confezionare i cori. Due delle tracce che al primo ascolto hanno attivato l’acquolina in bocca delle mie papille gustative!

I Runner nascono dalle ceneri dei Rare Bird (Steve Gould alla voce), dalla loro fase post progressive (1972-1975), ma dalla presa più diretta, squisitamente schietti, per papille gustative melodiche (mainstreem), meno sofisticati negli arrangiamenti, ma più diretti verso un’unica direzione: soft rock con divagazioni West Coast e accessibilità da Steely Dan (anche senza la loro inafferrabilità), soprattutto in ‘Somebody’s Watching’ (1973) e in ‘Born Again’ (1974). Esperimento, quest’ultimo già tentato da band come The Good Rats (americani) con “City Liners” (1979). I Runner si formano nel 1978, quando il cantante/chitarrista Steve Gould si unisce al tastierista/chitarrista Alan Merrill (Arrows, Vodka Collins); nello stesso periodo Gould collabora con il cantautore inglese Kevin Lamb per il suo album ‘Sailing Down The Years’, occasione per conoscere la futura sezione ritmica dei Runner: il bassista Mickey Feat (Streetwalkers) ed il batterista Dave Dowle (Streetwalkers). All’epoca Dowle aveva un piede in due scarpe (registrò ‘Trouble’ e ‘Lovehunter’ con i Whitesnake). Sotto le ali protettrici del maestro del suono James Guthrie (Pink Floyd, Gilmour, Judas Priest) e session man aggiuntivi ad impreziosire percussioni, slide guitar, synth, hanno registrato il primo ed unico album omonimo che, non fu nulla di rivoluzionario, ma dalla spiccata peculiarità a generare “tracce da coverizzare”. Se ti avventuri nell’ascolto di questo vasto assortimento di band, che hanno ruotato attorno ai membri dei Runner (Rare Bird, Arrows, Streetwalkers, Vodka Coolins, The Alvin Lee Band, Midnight Flyer, etc), ti potresti accorgere che il “ritorno sul play” di questo disco debutto ti può regalare l’emozione della “scelta prediletta” di “una melodia di massa” che diventa “chic”. Sono stata rapita dal suono, dagli impasti vocali su tastiera e dalla leggerezza delle armonie e dall’atmosfera dorata arena.

Non è un album solo soft. Con la saporita “Broken Hearted Me” le slide guitar ed il ritmo funk innescano piccole micce sotto i piedi (impossibile stare immobili). Atmosfera rilassata, ma pomposa in “Dynamite” con echi da Steely Dan. Tastiera carica di energia in “Sooner Than Later”. Classe inaudita nella sofisticata “Rock’ n’ Roll Soldiers”, intrisa di West Coast e dal timbro vocale espressivo. Ritmo smorzato negli impulsi, ma dal rimbalzo molto americano in “Gone Too Long”. Coro all’unisono per il ritornello di “Living is Loving You”. Combinazione di piano e synth ad orchestrare la drammatica “Restless Wind”. Nella versione liquida il disco originario si presenta con tre tracce bonus, che sarebbero dovute confluire nella registrazione del loro secondo album, ma probabilmente divergenze interne al gruppo ne hanno compromesso la concretizzazione. “A Part Of The Game” poteva essere un buon punto di partenza per un secondo album, magari con una sferzata di hard rock in più, la storia dei Runner poteva avere un’altra evoluzione. Un album da cercare, economico, dal prezzo irrisorio, ma dall’indubbio valore!

P 1979 Acrobat Records/Island Records

Tracklist:
01. Fooling Myself
02. Run For Your Life
03. Broken Hearted Me
04. Truly From Within
05. Dynamite
06. Sooner Than Later
07. Rock’ n’ Roll Soldiers
08. Gone Too Long
09. Living is Loving You
10. Restless Wind
 
Extra:
11. Living In A Hard World
12. Woman’s In Love
13. A Part Of The Game
 
Line Up
Steve Gould: Lead Vocal, Guitar
Michie Feat: Bass, Vocal, Fretless Bass
Dave Dowle: Drums
Alan Merrill: Guitar, Keyboards, Vocals
 
Additional Muicans:
Ray Cooper: Percussion
Jon Cole; Slide & Feet Guitar
Ian Lynn: Assorted Keyboards
William C. Lyall: Synthesizer
 

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