STRAIGHT LINES: Run For Cover
Spiagge bianche, le onde che lentamente accarezzano la battigia mentre il sole tramonta e s'immerge nel mare a vista d'occhio sconfinato. Qualcuno ancora passeggia lungo la riva. L'aria si è fatta tersa, il cielo striato di colori caldi ed avvolgenti. Alte palme proiettano le loro lunghe ombre sulle strade dorate del giorno che sta per finire. Tra un cocktail e l'altro ti vedi seduto al tavolo di un bar, mentre la radio trasmette melodie sognanti che da tempo non ascoltavi, e ritrovi te stesso, quello che sei stato e quello che sei adesso nelle note di...Sunset Boulevard, la nuova rubrica di Hardsounds interamente (o quasi) dedicata alle sonorità West Coast. Pronti a viaggiare?!?
Vancouver, 1981. Una quarta di copertina imbarazzante, divertente e contro pregiudizi, come la cover di ‘Walking And Dreaming’ degli americani Orleans (1976). Immagine che rappresenta un po’ l’atteggiamento musicale di questo secondo disco degli Straight Lines: uno sguardo sempre al passato, ma con occhi per il presente. Uno sguardo al pop rock, ma con una visione sempre più melodica. Siamo negli anni ’80! La formazione canadese in questa seconda produzione si riduce da cinque a quattro musicisti; gli addetti alle percussioni Burgess/Padden sono sostituiti dal batterista Geoff Eyre (Hometown Band, The Hans Staymer Band). Le composizioni continuano ad essere opera di Buckey (tastiere) e Sinclair (chitarra), e coinvolgono anche il compositore Doug Edwards (polistrumentista canadese e bassista dei Chilliwack). Finalmente un singolo in grado di scalare le prime 10 posizioni in classifica nella propria terra. Purtroppo non riesce a coinvolgere il pubblico internazionale: la CBS non ha più la pazienza iniziale e li abbandona, ne conseguirà lo scioglimento della band. Ma noi dedichiamoli un piacevole ascolto!
"Run For Cover’’ è la prima traccia: spiazzante rispetto al primo album! Cambio di rotta verso l’era Kiss di ‘Dynasty’ (1979), una sorta di ‘’Sure Know Something’’ melodica. Fantastica apertura, con stramazzi vocali calibrati e assoli di chitarra che fanno da seconda voce. Un po’ lontani rispetto alle atmosfere d’esordio, in un una continua ricerca di atmosfere sempre più arena rock. ‘’There Are No Secrets” potrebbe essere una “sporca” traccia dei Toto, un fluido e quasi perfetto mix di sinfonia, melodia e arpeggi, soltanto da limare appena. ‘’It’s Gotta Be Tonight’’ è Dakotiana, causa il sound elettrico della batteria; prestate attenzione al giro di basso, gli Straight Lines diventano sempre più pomp. Dolce e sofferta ‘’Letting Go’’ è il Top 10 Billboard canadese. La domanda sorge spontanea “Amare davvero significa lasciar andare? E’ la parte più difficile dell’amore?” Qui il piano ed i fiati sembrano capirne le parole. Ti rincorrono in un tracciato a passi vicini bianco/nero/bianco, i fiati allertano e la chitarra da’ l’ultimatum: “lasciarsi per crescere” (rispondono gli Straight Lines), forse più semplicemente come l’amore profondo tra un genitore ed il figlio adolescente (a me piace pensarla così). ‘’Illusions”, cantata da Sinclair non convince. ‘’Lighten Up’’ è contro il pregiudizio, dal riff iniziale alla Rainbow; belli gli acuti aguzzini e persiste un’atmosfera da Kiss! Questa è la loro strada: linee melodiche sempre più pure e pulite che attingono alla storia della musica. ‘’I’m Talking To You’’ ha un bel suono pieno riempitivo della chitarra. ‘’I’ve Got News For You’’ è un continuo rimando al bacio. A me il ritornello evoca la colonna sonora de ‘La Storia Infinita’ (1984), caratterizzata da campanelli elettronici, tappeti di suoni elettrici, qui realizzati con effetti alla chitarra.
‘’Easy To Run’’ è un’anticipazione di cosa succederà ai membri fondatori degli SL, che successivamente si vedranno ancora alleati a suonare insieme, sotto altre vesti, nei panni dei Body Electric, con ancora un percorso musicale differente, a tratti electric pop, new wave, per poi riconfluire in un AOR hi-teck con il terzo album ‘Walking Through Walls’ (1987): sound cristallino con Bob Rock. Termineranno la carriera da BE con un gioiellino di traccia “The Things You Didn’t Do” (cercatela). Che peccato! Se avessero puntato su una voce più grintosa, avrebbero avuto più spazio nella scena musicale AOR; in questi casi gli intrecci vocali sono sempre un’ottima strada alternativa; ma l’assenza di un leader che primeggi vocalmente, credo li abbia un po’ penalizzati. Anche questo secondo album è un prodotto AOR di rispetto. Ora setacciatelo voi all’ascolto.
P 1981 CBS Records Canada
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