ALAN SORRENTI: Figli Delle Stelle
Spiagge bianche, le onde che lentamente accarezzano la battigia mentre il sole tramonta e s'immerge nel mare a vista d'occhio sconfinato. Qualcuno ancora passeggia lungo la riva. L'aria si è fatta tersa, il cielo striato di colori caldi ed avvolgenti. Alte palme proiettano le loro lunghe ombre sulle strade dorate del giorno che sta per finire. Tra un cocktail e l'altro ti vedi seduto al tavolo di un bar, mentre la radio trasmette melodie sognanti che da tempo non ascoltavi, e ritrovi te stesso, quello che sei stato e quello che sei adesso nelle note di...Sunset Boulevard, la nuova rubrica di Hardsounds interamente dedicata alle sonorità West Coast. Pronti a viaggiare?!?
Siamo tutti figli delle stelle, siamo una quantità infinita di piccole luci solitarie, ospiti di un universo, alcune più silenziose e dotate di una luce propria, ma non tutti sono in grado di farla brillare. Canzone fortemente pop, nel jingle famosissimo, banale, ma dal battito vitale, pulsante, conscia di un messaggio spirituale in tutto l’album omonimo, dalla prima all’ultima traccia: anche se il cielo spesso delude, tu “essere” sei un’aquila e vai, vola più che puoi. Incontri casuali, fuggevoli, mai destinati a cambiare l’io dell’altro. ‘Figli Delle Stelle’ è una parata di stelle: disco pop di matrice italiana, suonato con musicisti internazionali, registrato in California nel 1977. Il sole è Jay Graydon, produttore di Sorrenti, arrangiatore e chitarrista elettrico, ritmico, acustico. La luna è Alan Sorrenti con i suoi altalenanti stati tra gioia e sofferenza, voce e songwriter. Sirio, la stella più brillante è Franca Evangelisti detta Evy Angeli, paroliera romana, con le sue liriche (1,2,9). Canopo, la stella timoniera è rappresentata da David Foster, che con piano, fender rhodes, clavicordo e synth, fa navigare tutta la truppa in un’atmosfera disco-soul. Il groove funky-soul è illuminato da Alpha Centhauri, il sistema solare più vicino al sole è rappresentato da tre stelle: la stella batteria, la stella basso e la stella chitarra elettrica. Così scomposte. Sezione batteria: Ed Greene (Donna Summer, Steely Dan, Hall & Oates, Cher, Barbara Streisand), Walter Martino (Goblin), il percussionista d’avanguardia Steve Forman (Al Jarreau, The Beach Boys, Michael Bolton, Kenny Loggins) e Antonio Carlos Sylva. Sezione bassi: David Hungate (Toto, Airplay, Bee Gees, Boz Scaggs), il torinese Dino Cappa (Riccardo Cocciante, Renato Zero, Rino Gaetano, Loredana Bertè). Sezione sei corde elettrica: Nicola Di Staso (Libra, Daemonia, Steve Wonder, Frank Zappa, Tubes, Chicago). Arturo, la stella delle notti primaverili è il sassofonista Quitman Denis (Dave Loggins).
E dopo aver elogiato tutte queste star, io elogerei lui – Alan Sorrenti (uomo luna) – professionista internazionale, precursore della musica da discoteca con questo album. La sua avanguardia, rispetto al panorama musicale circostante, è l’uso della lingua italiana. Siamo nel 1977, John Travolta attira le folle nei cinema con Tony Manero e la colonna sonora ‘Saturday Night Fever’ (Bee Gees, The Trammps, Tavares, etc) istituzionalizza la musica da ballo. Si dice che alla fine degli anni ’70 ci fosse la musica impegnata e la musica commerciale. La seconda, più tendente alla disco music, era considerata la musica che addormentava la coscienza, non faceva pensare e faceva muovere il corpo. Sorrenti con ‘I Figli Delle Stelle’ va oltre il pregiudizio e crea un album frivolo, che con leggerezza, fa svegliare le coscienze. E’ un uomo fuori dagli schemi, capace di andare oltre, abile nell’esprimersi in più linguaggi musicali: il suo album d’esordio ‘Aria’ (1972) è un caposaldo del prog rock italiano, di stampo inglese anni ‘70: la sua voce è stata paragonata ad un sintetizzatore moog, per il talento nel modulare le corde vocali in suoni impossibili. Un cantato ricco di punteggiatura, grida, guaiti, lamenti modulati e vocalizzi vibrati: dall’effetto veramente inquietante! King Crimson italico, provare per credere. Cresciuto tra il Vomero (quartiere napoletano. Padre partenopeo) e il Galles (madre gallese) colleziona esperienze di vita in tutto il mondo, da Londra, Parigi, Nizza, Senegal, etc. che lo condurranno in vicende musicali variegate, senza mai tralasciare le proprie radici italiane, mai enfatizzate da quel sentito azzurro senso di appartenenza, ma comunque mai mascherate. In ‘I Figli Delle Stelle' è radicale il suo cambio di stile nel cantato! E’ femminile, raffinato, caratterizzato da un falsetto pesato, pulito ma soprattutto alleggerito in "Donna Luna". Sconfina nell’ironia in "Passione" e mi fa morire di tenerezza quando perde tutte le sue difese trattando dell’occhio (ca ‘st‘uocchie nun ponn cchiù pace truvà), in un‘interpretazione internazionale di una delle canzoni più famose e antiche della tradizione napoletana (1934, Libero Bovio, Tagliaferri, Valente), già reinterpretata da una carrellata di musicisti, quali Mario Abbate, Murolo, Lina Sastri, Mina, Pavarotti, etc. "E Tu Mi Porti Via" è un incontro di stelle. Effimero il pop/funky di "Un Incontro In Ascensore". Effervescente e delicata la samba di "Casablanca", con un Alan ironico nella pronuncia di accento sospeso nella parola “sa..M..ba”, per poi trasformarsi in un Alan dalla voce seria, piena, naturale, in "C’è Sempre Musica Nell’Aria". "Tu Sei Un’Aquila E Vai" è la rappresentazione degli stimoli musicali di questa fase sorrentiniana: un’esplosione di luce stellare, ogni strumento costella; graditissimo il riff di chitarra, il groove di piano e di bassi, ed assai caliente il pulsare delle percussioni. Ad incoraggiare la voce da volatile e ripetitiva “tu sei nato per vincere”. Io ce la metto tutta per alimentare la mia luce. E voi non adagiatevi nella penombra! E soprattutto non fatevi eclissare.
P 1977 EMI Records
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