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ICED EARTH: THE GLORIOUS BURDEN

data

29/01/2004
69


Genere: US Power
Etichetta: SPV Steamhammer
Anno: 2004

"The Glorious Burden" segna l'atteso ritorno del comandante Jon Schaffer, orfano di Matt Barlow, dimissionario dopo il tour di supporto al deludente "Horror Show", un disco che faceva intravedere sì buone idee, ma perse in un prolisso marasma di brani interminabili. Arruolato Tim Owens dietro il microfono (un ex Judas Priest, mica bruscolini), Schaffer dà alle stampe quello che secondo lui rappresenta il miglior capitolo della Terra Ghiacciata; affermazione risibile, ma vediamo di esaminare il tutto con calma. Quello che manca a "The Glorious Burden" è, semplicemente, il mordente; i brani non feriscono come dovrebbero (cfr. "Greenface, anonima più che mai o la dimenticabile "Waterloo"), o si crogiolano nella banalità (la stessa opener "Declaration Day" si basa esclusivamente sull'ottimo refrain che però alla lunga annoia). Restano dei pezzi di medio livello, come l'aggressiva "The Reckoning" o la semi-orchestrale "Attila", dei brani ottimi, come "Valley Forge" e "Red Baron/Blue Max", nella quale Schaffer rispolvera l'artiglieria thrash dei tempi di "Stormrider" e poco altro sinceramente, mentre il paio di ballad presenti non scalfisce nemmeno la gloria dei vecchi cavalli di battaglia "A Question Of Heaven", "Watching Over Me" o "Melancholy". Un discorso a parte la merita la trilogia conclusiva, dedicata ai tre giorni della battaglia di Gettysburg (e appunto suddivisa in tre parti). "Dante's Inferno" e la "Wicked Trilogy" guardano dall'alto, certo, ma "Gettysburg 1863", lasciatemelo dire, non ha nulla da invidiare ai due opus sopracitati. Se da un lato Schaffer ha fatto l'errore di esagerare nelle orchestrazioni, l'atmosfera che viene a crearsi è superba, merito senza dubbio dei refrain delle prime due parti, davvero memorabili, ma non solo. Ventitre minuti che passano in fretta, e che ti lasciano la voglia di schiacciare di nuovo il tasto play; skippando però una manciata di canzoni che sembrano più filler che altro...peccato. Da rivedere la produzione, che valorizza poco i suoni di chitarra, ottima invece la prova tecnica che ci restituisce, tra gli altri, un Richard Christy in gran spolvero. NB: per completezza ho inserito la tracklist della versione europea limitata doppio cd; per quanto riguarda le versioni "standard", quella americana non presenta "Waterloo" mentre quella europea deficita di "Star Spangled Banner" e "Greenface". Entrambe invece non contengono la versione acustica di "When The Eagle Cries".

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