ICED EARTH: Dystopia
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13/10/2011Ammettiamolo, i due capitoli conclusivi della 'Something Wicked Trilogy' (ed in particolar modo l'ultimo 'The Crucible Of Man') sono stati, compositivamente parlando, un mezzo flop: noiosi, prolissi, eccessivamente pesanti e ricercati, perfino la resa vocale del figliol prodigo Barlow (cavallo di razza e da sempre uno dei miei cantanti preferiti) non è stata delle migliori. Deve essersene reso conto anche Jon Schaffer che, da vecchia volpe quale è ha pensato bene di ingranare la retromarcia e tornare a fare quel che da sempre gli riesce meglio: power thrash granitico e melodico. Arruolato il talentuoso Stu Block (Into Eternity) in luogo del nuovamente dimissionario rossocrinito singer, il mastermind della band di Tampa tira fuori dal cilindro una manciata di brani che, pur non raggiungendo quasi mai picchi qualitativi degni della passata produzione, risultano gradevoli, immediati e convincenti già dal primo ascolto, andando a collocarsi stilisticamente a metà strada tra il capolavoro 'Something Wicked This Way Comes' ed il sottovalutato 'Horror Show'. Quel che ne vien fuori è un susseguirsi di song essenziali, dirette, senza fronzoli, ma melodiche (forse l'album più melodico del proprio catalogo): si parte subito bene con la title track, classico à la Iced Earth dotato di un refrain che ti si stampa subito in testa (bissata più avanti dalle altrettanto valide "Dark City" ed "Equilibrium"), seguita dagli epici mid-tempo di "Anthem" e "V", dalle thrashy "Boiling Point" e "Days Of Rage", dalle semi ballads "Anguish Of Youth" (uno degli episodi meglio riusciti dell'intero platter), e "End Of Innocence", per poi concludersi con la splendida "Triumph And Tragedy", introdotta da una marcia trionfale che si apre in un entusiasmante pezzo di heavy metal classico che forse non ci saremmo mai aspettati dalla band. Degna conclusione di un album che ci restituisce gli Iced Earth finalmente in piena forma ed ispirati dopo i passi falsi degli ultimi anni.
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