CREYE: II
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26/01/2021Il debutto del 2018 dei Creye, fondati dal chitarrista Andreas Gullstrand (Grand Slam) e guidati dal vocalist Robin Jidhed (figlio d'arte, c'era suo padre Jim dietro al microfono nel sensazionale omonimo Alien del 1988), è stato uno dei dischi che più aveva affascinato i melodic rocker senza paura di "sporcarsi" le mani con sonorità eccessivamente zuccherose. Dopo 3 anni il combo svedese riprende da dove aveva lasciato, con un cambio importante in line up (buono l'acquisto del nuovo vocalist August Rauer) ed un sound che fa nuovamente leva su un high-tech aor che sfocia spesso e volentieri nel synthpop, anche a causa di una produzione impeccabile, compatibile con il genere anche se a tratti un po' troppo patinata e fredda. Strutture semplici, celestiali melodie vocali con ritornelli di facile presa, arrangiamenti competenti e persistenti ceselli di tastiere: queste le caratteristiche che fanno di "Broken Highway", "Carry On", "Siberia", "Face To Face", "Hold Back The Night" o "Closer" delle instant hit per gli amanti del genere. E il resto? Il resto, al netto di "Can't Stop What We Started" (non si può proprio sentire) e di qualche traccia eccessivamente manieristica ("The Greatest", "War Of Love"), si lascia ascoltare con piacere (peccando forse globalmente di eccessiva omogeneità) e a fianco di canzoni molto riuscite se ne affiancano altre meno "vincenti" ma dove tutto è comunque al posto giusto, chirurgicamente composto ed arrangiato. "II" è un disco innegabilmente riuscito, e pur essendo solo a gennaio probabilmente farà capolino nelle classifiche di fine anno di molti aor maniacs: se siete alla ricerca di suoni sostenuti state alla larga da questo disco, ma se amate follemente il genere l'acquisto è caldamente consigliato! Bel lavoro.
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