WINTERS BANE: REDIVIVUS
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10/08/2006Gli Winters Bane sono una di quelle band che ti aspetti rimangano sempre lì, a far capolino dalla biografia di qualche artista che le ha usate come trampolino verso lidi più noti. Nel loro caso, il nome più noto che abbia attraversato la strada della band è quello di Tim "Ripper" Owens, poi approdato ai Judas Priest ed in seguito agli Iced Earth. Invece di rimanersene buoni sulle note biografiche di qualcuno, St.Paul e soci hanno deciso di dare uno scossone al proprio sound e tentare di tornare, come si suol dire, alle radici. "Redivivus" non vuol essere dunque un semplice titolo, ma una dichiarazione d'intenti. Personalmente non sono convinto quanto la press agency della band che le sonorità siano quelle dei tempi di "Heart Of A Killer", ma sta di fatto che l'intenzione di fare un po' di sana musica dura e cattiva è, almeno in parte, riuscita: già dall'attacco di "Seal The Light", opener del disco, si capisce che i fronzoli saranno ben pochi, che anzi l'attenzione del gruppo in fase di composizione è stata calamitata esclusivamente dalle linee melodiche e dalla forza d'impatto. Le ritmiche, affidate al poliedrico Mark Cross, risentono fortemente della sua prima esperienza in campo francamente metal, ossia il periodo trascorso nei Metalium; ben poco rimane di quel breve trascorso in casa Weikath durante l'incisione di "Rabbits Don't Come Easy". Basso e chitarra, ossia Welch e St.Paul, formano una squadra d'azione sicuramente degna di nota, dedita ad un sound massiccio, estremamente compatto, che pesca dal Power più cattivo e dall'Heavy più pesante, mentre la voce di Koch fa da contrasto, duro ma estremamente melodico, al lavoro di tutti gli altri. Mancano le hit sicure, i pezzi estremamente orecchiabili che garantiscano di vendere anche a chi non sia veramente interessato a ciò che il gruppo ha da offrire, ma questo sicuramente sarà un dettaglio gradito da chi cerchi invece proprio ciò che gli Winters Bane offrono: un sound duro, una musica viva e pulsante.
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