GAMMA RAY: LAND OF THE FREE II
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01/12/2007Se ne è parlato a lungo, di questo nuovo disco di Hansen e soci, e come spesso capita se ne è parlato a sproposito. C'erano grandi aspettative, grandi timori, l'incubo di una grossolana delusione che aleggiava nell'aria... Insomma, si sta pur sempre prendendo una delle pietre miliari del Power Metal e le si sta proponendo un seguito, ed a parte pochi, sporadici episodi, è rarissimo che i sequel valgano quanto l'idea originale. Alla fine ci siamo arrivati, la data fatidica è scattata, ed abbiamo la possibilità di ascoltare e giudicare. Che dire, quindi, del ritorno alla terra degli uomini liberi... Innanzitutto che non si comincia male (magari nemmeno nell'eccellenza, ma è già qualcosa): l'opener "Into The Storm" si dimostra un discreto pezzo d'assalto, che ben riprende lo stile del 1995, pur mancando di quella marcia in più che lasci il segno. Per tutto il resto del disco invece, lo stile salta avanti ed indietro tra 'Powerplant' e 'Majestic', perdendo il collegamento originario con 'Land Of The Free'. La qual cosa ovviamente lascia alquanto perplessi. Così come non si può non rimanere perplessi di fronte al ripescaggio di idee già utilizzate (il passaggio centrale di "From The Ashes", per dirne una), rischiando poi il collasso quando ci si rende conto di una particolarità che permea tutto il disco: stiamo ascoltando un disco degli Iron Maiden. Ovviamente non un vero e proprio plagio, ma tra i giri di basso ed i riff di chitarra spunta un po' troppo spesso lo zampino di Steve Harris e compagni. Troppo spesso per non essere notato, quanto meno, in particolare quando si sente un attacco alla "Gangland" (su "Hear Me Calling") o praticamente lo stesso giro di basso di "The Clairvoyant" seguito da un passaggio alla "Heaven Can Wait" (su "Opportunity"). Da Kai Hansen personalmente mi aspettavo più originalità e più coerenza con il suo stile, ma tant'è: ogni volta che si sente qualcosa di già sentito c'è sempre una giustificazione valida, quindi anche lui ha la sua. Rimane da capire a che livello si assesti nel complesso il nuovo GammaRay. L'impressione generale è che si tratti di un disco potente ma poco ispirato, un po' pretenzioso, tendente alla grandiosità più a livello di forma che di contenuto. Non da buttare, ma assolutamente non storico.
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