HAMMERFALL: THRESHOLD
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13/11/2006Cosa ci si aspetta dal ritorno degli Hammerfall? Generalmente sempre la stessa musica: Joacim Cans e soci non sono certo famosi per l'inventiva, quanto piuttosto per la capacità di ripetersi di disco in disco riproponendosi ogni volta in pezzi nuovi ma sempre legati ad uno stampo prefissato. "Threshold" non fa eccezione: esempio plateale di questo sistema compositivo "a catena di montaggio" è "The Fire Burns Forever", palesemente strutturata sulla falsa riga di "Hearts On Fire" (con la quale condivide anche lo sponsor che ne ha prodotto il video musicale, anche questa volta legato al mondo dello sport); ciononostante, gli Hammerfall tendono a non stupire, ma nemmeno ad annoiare: nulla di nuovo, nulla di cattivo. Le undici tracce del nuovo parto di casa Hammerfall sono, come ci si aspettava, una sfilata di linee melodiche intriganti ma insufficienti a stregare; per di più, l'impressione è che ad un buon avvio faccia seguito un lento slittare verso pezzi più pesanti e meno coinvolgenti: le conclusive "Genocide" e "Titan" sono davvero dure da digerire, rappresentando egregiamente i livelli di prolissità cui può portare un'eccessiva elaborazione dei brani, da parte di una band che di elaborato ha ben poco. "Threshold" non lo si boccia, sia chiaro: pezzi come "Natural High" o il lentone "Dark Wings, Dark Words" impediscono nel modo più assoluto di considerare il prodotto finale un album scadente. D'altra parte, "Carved In Stone" riporta il tutto su un piano molto più terreno. Alla fine, ciò che rimane è un ascolto piacevole ma non esaltante, che appagherà i soliti già schierati a favore del gruppo e farà storcere il naso a molti altri. Chi se lo godrà di più saranno coloro i quali senza preconcetti sapranno apprezzarne pregi e difetti nella giusta proporzione.
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