SPIRO, MARK: DEVOTION
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13/07/2005Mark Spiro, uno dei personaggi sempre nascosto alle spalle dei nomi che contano, uno di quei nomi che, come un buon mediano di ogni squadra di calcio che si rispetti, svolge quell'importantissimo e necessario compito definito, nei dettami degli addetti ai lavori, "oscuro". Affermatosi come songwriter al servizio di artisti imprescindibili della scena pop-rock moderna e passata, il buon Mark non è invece mai riuscito a lasciare un segno tangibile della propria classe compositiva nella sua carriera solista, sfornando una serie di album che, nonostante il loro elevato livello qualitativo, ai più dicono davvero poco o addirittura nulla. Tra questi album, alcuni dei quali diventati dei veri e propri oggetti di culto tra gli appassionati vista la loro non facile reperibilità, ne esiste uno che il sottoscritto, in totale accordo col parere espresso da una gran fetta dei colleghi esperti del settore, reputa un lavoro imprescindibile e di elevata caratura all'interno della schiera delle uscite rock melodiche e simili. Il cd in questione è proprio "Devotion", un fantastico viaggio dedito all'esplorazione dell'AOR più puro nel proprio senso del termine, caratterizzato da dodici tracce in cui trasuda l'estro compositivo e la classe negli arrangiamenti di Mr. Spiro, il tutto reso ancora più appagante da una ricercatezza melodica davvero fuori dalla norma. Quella di "Devotion" è una musica personale, che non trova paragoni affidabili in circolazione se non tra quelle trame nascoste all'interno dei pezzi donati ad acts come Giant e Bad English, impreziosita dall'espressiva e passionale voce di Mark, che reputo un singer incredibilmente bravo nel tradurre, con la propria voce, i vari stati d'animo e le sensazioni percepite dai fantastici testi che equipaggiano i brani dell'album. E' altresì vero che la musica di "Devotion", in sé, necessita di una paziente assimilazione per coglierne tutti i dettagli che la rendono così ricercata e peculiare, elemento questo che potrebbe provocare in molti (come accaduto anche al sottoscritto), un iniziale senso di spiazzamento. Limitandomi (con difficoltà) a citare i pezzi migliori del lotto, mi sento obbligato nel segnalare i fantastici arrangiamenti dell'apripista "Devotion", l'irraggiungibile refrain della magica "Kiss The World Away", le appassionanti linee sonore della struggente "Valdez" ed il fascino compositivo della seducente "Don't Leave Me In Love", poi ripresa dai Giant di Dan Huff all'interno del loro acclamato ritorno discografico "III". Il trascorrere del tempo, come spesso accade, dona a tutti noi la possibilità di riflettere doverosamente sulle nostre idee e sulle nostre convinzioni, aiutandoci a capire quanto di buono, nel corso degli anni, avevamo maturato. Queste stesse analisi mi hanno portato, tra un ascolto e l'altro di "Devotion", ad essere sempre più convinto del fatto che un disco del genere possa unicamente essere inserito all'interno della schiera dei grandi dischi AOR di sempre, il tutto grazie alle lodevoli qualità di un artista che, a discapito del successo e della fama, è riuscito a trasformare in musica un'autentica fetta di emozioni celate nell'anima dei rockers più sognatori. Grazie Mark, ogni tuo disco è un vero ed autentico viaggio all'interno del meraviglioso mondo di "Dreamland".
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