DISSECTION: REINKAOS
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01/06/2006Iniziare la recensione di “Reinkaos” non è per nulla semplice. Per molteplici ragioni. Si tratta del primo disco dei Dissection (o dovremmo dire di Jon Nödtveidt?) in dieci anni, del primo disco rilasciato dopo la pena per omicidio scontata dal singer/chitarrista nelle patrie galere. Otto anni di galera cambierebbero chiunque, diceva qualcuno, e coloro che si aspettavano una riproposizione in calco degli stilemi forgiati dal capolavoro “Storm Of The Light’s Bane” dovevano mettere in conto diverse variabili, che puntualmente si sono verificate. Il singolo “Maha Kali” aveva già fatto storcere a parecchi il naso, e “Reinkaos” farà storcere il naso ad altrettanti, se non di più, sicuramente in festa sapendo dell’imminente split della band. Senza girarci intorno, “Reinkaos” musicalmente ricalca i sentieri di un certo death melodico metà ’90 (la breve strumentale acustica “Chaosophia” non sfigurerebbe se inserita in “The Jester Race”), del thrash più melodico che rimanda soprattutto a livello solista ai Metallica e una vena ‘rock’ che impregna gran parte dei pezzi soprattutto mid-tempos come “Black Dragon” o “Dark Mother Divine”. Senza dover fare ulteriori e scomodi paragoni, “Reinkaos” è un platter che straborda melodia e nel quale l’unica connessione sonora con l’estremo è l’aspra ugola di Jon, al massimo della forma nel fornire una performance sinistra ma pienamente comprensibile. Tralasciando l’aspetto ‘spirituale’ di “Reinkaos”, Nödtveidt non ha mai nascosto il fatto che il disco sarebbe stato un rituale volto agli oscuri dèi venerati dall’MLO, che è comunque inscindibile dall’aspetto prettamente musicale, la nuova e ultima fatica dei Dissection è uno dei dischi più trasudanti feeling, passione e convinzione che abbia sentito negli ultimi anni. Vi ci vorrà poco per seguire chorus memorabili come il ’Vedar-Gal, Tiekals, Somdus, Azerate’ dell’opener “Beyond The Horizon” (uno dei rari up-tempo presenti con “Xeper-I-Set” e “Internal Fire”)o il già celebre ‘Dies Irae, Dies Illa’ del singolo “Starless Aeon”. Non un brano fuori posto, non una nota che non valga la pena di essere assorbita in pieno dalle vostre orecchie. Questi sono gli ‘ultimi’ Dissection, godeteveli, non vi sarà difficile. A tutti coloro che gridano alla commercializzazione (uhahahahahaha), all’ammorbidimento eccetera eccetera, chiudo con una frase dello stesso Jon ‘this records was never meant for you’. Amen, per l’ultima volta.
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