SECRET SPHERE: HEART & ANGER
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06/08/2005Cambi di rotta. Dei Secret Sphere si può dire di tutto ma di certo non che pecchino di fantasia e voglia di fare. Il combo semi-nostrano (dico semi perché dietro alle pelli non c’è più il buon Luca Cartasegna, partito verso nuovi lidi musicali, ma lo svedese Daniel Flores dei Mind’s Eye) è già giunto al quarto album, il secondo sotto l’ala protettrice del colosso Nuclear Blast, dimostrando un evoluzione stilistica camaleontica dedita all’innovazione e alla scoperta di nuovi lidi musicali. L’influenza del primo Mistress Of The Shadowlight é quasi andata perduta, il nuovo Heart & Anger strizza l’occhio verso le sonorità più veloci del meraviglioso A Time Nevercome e verso quelle più articolate, tra progressive e hard rock, del personale Scent Of Human Desire. Un taglio più aggressivo alla ricerca di un maggiore coinvolgimento e di un sound più diretto. Capeggiato da una splendida copertina, raffigurante un ala d’angelo e una di demone sovrastanti a delle sinuose gambe opposte tra loro che dominano la scena sopra l’emblematica immagine di un pugnale e di una rosa, il nuovo platter non colpisce solo grazie al colpo d’occhio ma anche per una qualità del suono ben sopra la media e grazie all’accompagnamento della Secret Symphony Orchestra formatasi appositamente per quest’occasione. Un’intro più che mai classica di trionfali tastiere dominate dalla voce di una cantante lirica lascia spazio alla opener “Where The Sea Ends” che prende vita con chitarre ruggenti e con un drumming indiavolato. Tuttavia la vena melodica non è andata perduta: le tastiere di Antonio Agate sono spesso protagoniste della scena e il corale refrain non sfigurebbe certo su un album come A Time Nevercome. Lo stesso discorso vale per la seguente “First Snake” dove il sound è ancora più aggressivo e dove il protagonista diventa il drumming di Daniel Flores, autore di una prova di gran spessore. In questa canzone troviamo come guest-singer Roberto Tiranti dei Labyrinth autore, insieme a Ramon, della parte più impegnativa del brano. Si cambia passo con l’Hard & Heavy di Loud & Raw, vero e proprio inno di questo disco grazie ad un refrain tutto da cantare e ai riff taglienti della coppia Lonobile-Gianotti. Il discorso cambia con “Dance With The Devil”, brano in mid-tempo che sembra uscire dalla mente di Tobias Sammet, leader degli Edguy. Questo “rallentamento” non rovina l’ascolto del platter ma risulta una pausa piacevole tutta da canticchiare per un singolo “quasi da radio”. Si cambia ancora con il ritmo incalzante di “Set Me Free”, brano totalmente power-metal style con una fraseggio di chitarre degno di nota. Da questo punto il platter prenderà una piega diversa orientandosi su lidi leggermente più complessi ed elaborati mantenendo pur sempre il sound diretto, esempio lampante di questo cambiamento sono la semi-ballad “I Won’t Say A Word” accompagnata da un dolce piano e la complessa “Leonardo Da Vinci” brano power-oriented che per certi versi mi ha ricordato “Rain” del precedente Scent Of Human Desire. “No Reason Why” viene introdotta da un intro parlata in stile Operation:Mindcrime per diventare un brano di metal classico con un bel lavoro per backing vocals. Il discorso cambia per brani come “Lights On” e “Bad Blood”, dove il sound diventa decisamente aggressivo e di stampo chiaramente speed. La prima la fa sicuramente da padrone e risulterebbe uno dei brani migliori del platter se non fosse che nel bel mezzo della strofa troviamo delle backing vocals quasi alla Rhapsody che creano un contrasto piuttosto deleterio. Un vero peccato vista l’ottima struttura del brano, dei fraseggi melodici, degli eccelsi solismi e dell’ottimo refrain, avrebbe tutte le carte in regola per risultare una nuova “Under The Flag Of Mary Read”. C’è spazio anche per una ballad? Ovviamente si! E se avete ascoltato gli album precedenti della band ben saprete che riescono particolarmente bene, la neonata in questione s’intitola “You Still Remain” e non delude le aspettative. Ramon alla voce non sbaglia un colpo e il brano nel ritornello farà breccia in svariati cuori, facendovi stringere in un tenero abbraccio con la vostra amata. Tutto qui? Ovviamente no! Per chiudere questo Heart & Anger i Secret Sphere stupiscono ancora con “Faster Than The Storm”, nel quale si ritorna sorprendentemente (vista la piega degli ultimi tre album) al sound del disco d’esordio. Un brano power con il quale la band sembra riscoprire i fasti medievaleggianti oramai perduti grazie ad imponenti cori che accompagnano un refrain decisamente acuto e con l’immancabile arpeggio di chitarra nella parte centrale del brano. Un buon pezzo in definitiva, ma decisamente non in linea con il resto del platter. Giunti alla fine di questa recensione non rimane da dire che i Secret Sphere rimangono sempre una gradita sorpresa, una band in costante evoluzione sempre alla ricerca di nuove soluzioni per un sound fresco e coinvolgente. Di qualità tecniche Aldo e soci hanno dimostrato d’averne da vendere e anche il nuovo arrivato ha messo le sue carte in tavola. I presupposti per far bene ci sono tutti…i grandi risultati non possono che arrivare.
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