SECRET SPHERE: The Nature Of Time
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07/06/2017La mia personalissima sfera segreta è un terzo testicolo dalle dimensioni bibliche che mi spunta quando ascolto certi gruppi power metal. Allora penso che la lezione di 'A Time Never Come' e 'Scent of Human Desire', apici assoluti della discografia dei Secret Sphere e del power europeo, non è servita a niente. D'altronde lo avete capito, il power mi piace quando è contaminato, con particolarità e personalità. Da 'Archetype' i Nostri hanno avuto una netta ripresa, forse coincisa con l'ingresso del tastierista degli Odd Dimension, di Marco Pastorino dei Temperance e un paio di anni dopo l'esordio sull'ottimo 'Portrait Of A Dying Heart' di Michele Luppi. Una voce stratosferica, meno classicamente metal di quella di Roberto Messina, coadiuvata da forze fresche. Con questi innesti dai trascorsi di indubbio valore, si erano schiusi di nuovo margini di miglioramento, nuova linfa per un gruppo in giro dalla fine degli anni Novanta. Infatti 'The Nature Of Time' è il disco più sfavillante mai prodotto dai Nostri. Basta guardare la copertina per accorgersi della diversa impostazione rispetto a 'Portrait...', che conteneva elettricità, fuoco, impeto; qui luce, stupore fanciullesco e vertigini, per un album che è manifestamente senza tempo. È anche più leggero come arrangiamenti, non fa pesare per nulla la componente sinfonica, un po' per scelte di produzione che sono lontane dal metal troppo pompato di oggi, ma soprattutto perché la classe non è acqua, è Aldo Lonobile. Il chitarrista avrebbe potuto riversare in questo lavoro tutti i suoi riff più pesanti, al di fuori di quanto fatto col suo gruppo hard rock fresco di esordio (i Kings of Broadway), invece al contrario sceglie di snellire e rendere molto agile il proprio operato. 'The Nature of Time' è l'ottimismo nella tragedia, è la speranza nella disperazione, come traspare dal concept, ispirato a una storia vissuta da vicino da uno dei musicisti, del risveglio di una bambina in coma. Tutto ciò si riflette con naturalezza nella musica, grandiosa e commovente. Non è tutto immediato, non siamo più nell'esuberanza di 'Heart And Hunger' e ci aggiungerei un cubitale PER FORTUNA, basta ascoltare "The Calling" per capirlo e poi la arcigna "Honesty", il giorno e la notte. Si gioca sulle emozioni e sull'effetto Vision Divine che si crea in automatico con un Luppi in perenne stato di grazia. E su questo piano il derby italiano coi Labyrinth, anch'essi freschi di nuovo album, è combattutissimo. Solo che in 'The Nature Of Time' il power metal è slavato, quasi discreto, il primo assaggio si ha in "Courage", di cui vi invito a cercare di ignorare il ritornello: non ci riuscirete. Così come in "Faith", del resto, solo che qui il prog la fa da padrone e si sente come il ruolo di Lonobile -anche nel mix audio- sia sempre quello di "maestro occulto" e consapevole, non giullaresco o esuberante, anche quando c'è la deliziosa passerella strumentale di "Commitment". Peccato aver potuto godere di uno streaming promozionale di qualità abbastanza bassa prima del giorno precedente alla data d'uscita, almeno voi che lo comprerete (perché lo comprerete, ve lo dico io) non avrete questo tipo di problemi. Un nuovo classico.
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