SABU, PAUL: HEARTBREAK
data
02/03/2006Paul Sabu ha sempre incarnato alla perfezione la figura del rocker americano cresciuto a dosi massicce di hard-rock tipicamente a stelle e strisce, ed AOR(anche quest'ultimo di chiara estrazione yankee). Il suo stile è sempre stato in bilico tra soluzioni melodiche ed easy listening, ed il rock'n'roll californiano degli '80 che non ha mai disdegnato punte di street rock. Esempio lampante di tale combinazioni è il disco in oggetto, suo esordio targato 1985 e tutt'ora, parer mio, ancora suo miglior disco. E' da "Heartbreak" che si aprono tutte le porte per il buon Paul, il quale, oltre ad essere diventato una sorta di cult-hero della scena melodica, ha anche vestito i panni di autore di sigle televisive per serie di successo("Sex And The City", "Beverly Hills, 90210"), autore di soundtrack di film, nonchè session man al cospetto di gente del calibro di Alice Cooper, David Bowie, Madonnna e molti altri. I più attenti lo ricorderanno anche per il suo progetto parallelo Only Child. Breve osanna e piccole premesse fondamentali per inquadrare un persanggio paradossalmente poco noto, ma un po' ovunque. Motivo, questo suo mettere il talento al servizio di molti, che in buona parte giustifica il mai eguagliato valore di "Heartbreak" nei dischi successi se non nel primo disco targato Only Child.
La MTM, nella sua continua opera di riscoperta con la serie "Classix", ci regala, quindi, un disco importante con l'aggiunta di tre bonus track, ed un suono migliore rispetto all'originale grazie ad un buon remaster in digitale. Un disco che profuma ancora dannatamente di anni '80, di scariche elettriche e di un mood
solare come molti altri dischi nati a suon di immagini di bellezze in bikini, spiagge infinite e lo stile di vita tipico di quella costa americana. Brani come "Shake, Rattle, Roll", "Hot Flash" e "New Girl In Town" ne sono una limpida testimonianza.
Non mancano, ovviamente, i richiami al melodic rock in genere come in "Just For The Moment", "Brerakin' Out", oppure come nella opener "Angeline", vera e propria scarica elettrica che si concede alle fattezze tastieristiche dell'AOR. Il tutto governato dalla voce e della chitarra di Paul sempre in spolvero che confezionano un disco che merita ampiamente di essere riscoperto e rivalutato, e forse un posto tra i più grandi sempre in materia.
Le bonus track aggiungono poco in fatto di contenuti, se non che viaggiono sulla stessa linea dei brani precedenti, e si fanno segnalare per una produzione scarsa rispetto al resto, ma in ogni modo accattivanti come in "Cassie", AOR quasi cristallino e di stampo journeyiano.
Orrenda la copertina.
Commenti