MICHAEL THOMPSON BAND: HOW LONG
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25/06/2007Che cos'è un classico? Sicuramente molti di voi si sono posti personalmente questa domanda o l'hanno affrontata nel corso di qualche discussione con altri appassionati del proprio genere musicale, finendo per trarre una serie di conclusioni che spesso si differenziano in maniera notevole l'una dall'altra, buone per alimentare dibattiti e scambi di opinioni spesso terminate anche sui forum in giro per il web. E' giusto battezzare classico un album che non ha mai raggiunto il successo commerciale? Oppure solo il grande impatto mediatico permette ad un'uscita di guadagnarsi l'etichetta di album storico, destinato a rimanere in alta considerazione nella leggenda di un determinato stile sonoro? "How Long" è indubbiamente un lavoro che ci porta doverosamente ad affrontare tale questione, un gioiello che, rilasciato nell'oro temporale di fine anni ottanta, raccoglieva una serie di composizioni di incredibile livello qualitativo, dieci brani in grado di riproporre al meglio tutti i canoni tipici del più intenso AOR di matrice westcoast, stupendamente trainati dai magnifici arrangiamenti di chitarra del mitico Michael Thompson, un axeman noto per aver prestato i propri servigi ad una serie infinita di imprescinbidili nomi della scena musicale internazionale. Valorizzato al massimo della propria espressività da una produzione perfettamente in linea con i dettami dei grandi lavori del genere, enfatizzato dalle suadenti parti vocali del singer Moon Calhoun (in possesso di quella che può essere definita la voce AOR per eccellenza), impreziosito da una cover semplicemente meravigliosa e innalzato al massimo del proprio splendore dal songwriting di veri e propri guru del genere (Mark Spiro e Jeff Paris) e dalla partecipazione di autentiche star del rock di sempre (Terry Bozzio, Pat Torpey, Bobby Kimball e John Elefante), "How Long" è un cd che purtroppo non ha mai conosciuto il dovuto successo per quanto concerne le mere vendite commerciali, finendo invece fuori catalogo già nella metà degli anni novanta, ed iniziando tra i vari collezionisti di rarità (sottoscritto incluso) una vera e propria caccia al titolo, spesso finita in notevoli ed indicibili esborsi di carattere monetario. Ma fortunatamente ecco arrivare il tanto atteso intervento della nostrana Frontiers Records, davvero elogiabile nel ristampare il lavoro in questione in una lussuosa slipcase edition, arricchita con ben due bonus tracks di eccelsa qualità ("Right To Be Wrong" e "I Can't Let Go") e completata, con estrema goduria del sottoscritto, da una fantastica traccia nuova di zecca ("Wheelchair"), la quale, grazie alle sue lucenti melodie, non potrà se non riempire di incommensurabile gioia il cuore di ogni AOR fan che si rispetti. "How Long" quindi, rispondendo alla domanda con cui si era aperta questa recensione, è un titolo destinato ad entrare di diritto nella schiera delle più luminose uscite in ambito AOR, un disco capace di racchiudere al proprio interno quella qualità artistica e quella classe compositiva che solo i grandi del genere possiedono, e che di tanto in tanto viene concessa per il totale appagamento del palato di noi poveri e comuni mortali. Una stupenda ristampa, che spero con tutto il cuore di veder bissata in futuro dalla riesumazione di altre perle del passato da parte della nostrana Frontiers Records.
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