FORTUNE: Level Ground
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07/04/2022Sono tornati, sempre discontinui nelle produzioni musicali, ma sempre coerenti e fedeli alla loro impronta melodica anni ‘80. Oggi si presentato come un albero monumentale, allo “stadio dieci” del loro percorso morfologico evolutivo! Si sono formati alla fine degli anni ‘70, con una formazione “familiare” (Richard Fortune alla chitarra, Mick Fortune alla batteria, e Colleen alla voce, moglie di Richard) ed esordiscono con un primo lavoro nel 1978 con un prodotto pop funk (fuorviante ed incerto rispetto al loro seguito). Nel 1985 allargano le radici, il “fittone” non può bastare, restano i due fratelli e pubblicano con la Camel/MCA Records il secondo album, un cult AOR; le intuizioni di composizioni musicali e gli arrangiamenti sono materia del nuovo tastierista Roger Scott Craig ed il songwriting è compito del nuovo cantante Larry Greene, che si uniscono al bassista Bobby Birch. “L’essenza arborea” Fortune è alla ricerca della luce, si ramifica, e produce una chioma energica! (Come si fa a dimenticare l’intro di ‘Thrill Of It All’ o la dolcezza di ‘Stacy’). Ma subito giungono funghi e insetti che ne deturpano la struttura, rendendo cavo il tronco. La loro etichetta viene sporcata da una losca storia di mazzette per scambi illeciti di denaro per “passaggi in onda” di brani non inclusi nei programmi di trasmissione: ne conseguono arresti e maldicenze varie. Il fenomeno “payola” fa perdere credibilità a tutti gli artisti associati alla casa discografica (come Night Ranger) e la band interrompe la propria crescita! LA Greene e Roger Scott Craig rinascono in “altra essenza” negli anni 1996-2002: gli Harlan Cage con prodotti discografici di arena rock. Precedentemente, dall’incontro (1984) fra Larry ed il produttore discografico Giorgio Moroder, nasce una collaborazione musicale che consente alla voce di Greene di raggiungere una certa fama, cimentandosi nell’interpretazione di tracce altamente radiofoniche, e prodotti di natura cinematografici e televisivi, quali: "Through The Fire" (Top Gun 1986), "Take It Higher" (Over The Top 1987), tracce per il film ‘Mystic Pizza’ (1988), etc. Rimanere fedele a se stesso e al suo stile melodico è sempre stato un principio saldo per Greene. Nel 2004 la Gypsy Rock Records rimasterizza e ripubblica il secondo Fortune. Dopo 34 anni, “colonne cambiali” alla base, si fondano tra di loro e forniscono una nuova stabilità strutturale “all’essenza” Fortune; bassista e tastierista vengono sostituiti rispettivamente da Richy Rat e da Mark Nilan e, sono proprio le tastiere di quest’ultimo, a creare “fotosintesi” nel terzo album ‘Fortune II’ del 2019. "Don’t Say You Love Me", "Shelter Of The Night", "The Night", solo per citare e non dimenticare i chiari richiami alla storia cult che si ripete per la seconda volta! Non rilascia invece, molta felicità, la succinta performance al festival Frontiers del 2020 ‘The Gun’s Still Smoking Live’. Ma torniamo al presente, a questo punto “l’albero monumentale”, anche se cavo al suo interno, è sano (le carie si sono allontanate) e con ‘Level Ground’ (terzo album di studio) riesce a creare radici interne alla cavità, che vanno dritte al suolo! L’energia del sole per molto tempo è rimasta bloccata nel legno ma ora, riesce a creare nuova vita. E’ lo “stadio 10” (vecchiaia) ma è come se ritornasse “bambino”, pronto per un nuovo ciclo (la sua essenza rifiorisce) e coglie a pieno l’obbiettivo di un classico AOR: risanare gli animi con melodie altamente orecchiabili, con una chiave armonica basata su guizzi di chitarra e ritmi cadenzati di tastiera, con un linguaggio sonoro che alliena la sezione ritmica di basso e batteria, e punta forte sul piano vocale (espressioni da Survivor), con ingressi di chitarra che grattano il cuore (espressioni da Aviator). Il livello del suono del basso è praticamente abbattuto, il batterista non si scompone, il tastierista in un tutt’uno monopolizza i suoni monitorandoli da organo a synth, arricchendoli di effetti continui, quasi a voler riproporre il “riverbero” del Roland D-50 (1987). La risorsa dei Fortune è la presenza di Larry Greene che, fisicamente appare, dalla forma rattrappita e contratta (come la figura di un albero maturo in età) ma vocalmente, sempre più carismatico! Uno stile unico e inimitabile di “voce tastiera”, lineare, quasi nasale, che si colora nel momento in cui sale negli acuti e raggiunge spazi aperti (come un albero che cerca la luce). L’album inizia con la “melodia scomposta” di ‘Silence Of The Heart’: è un bussare alla porta dell’ascoltatore: siamo tornati! Energica, cattiva per il suono “soft metal” è "Judgement Day", è un riff reinterpretato da più voci (batteria, chitarra e sporche tastiere). Risplende l’anima dei Fortune nelle entusiasmanti ripetizioni avvolgenti anni ’80 di "Dangerous Things", scandite dal travolgente solo (ossigeno) di Richard Fortune. Con la malinconica "Will Hold You Up", per un attimo penso ai debuttanti Nestor: è la bellezza della musica, che può essere transgenica, ed essere egregiamente reinterpretata dalle nuove proposte, diventando a sua volta, nuovo riferimento musicale, per la caratteristica di sound prettamente classico melodico in cui l’interpretazione vocale sfavilla ed emerge su tappeti di piano (Steve Porcaro). "Riot In The Heatland" è grintosa, con armonie vocali stravolte da effetti. Cinematografica "Orphaned In The Storm". "I Should Have Known You’d Be Trouble" cala l’ascoltatore nei toni dell’attitudine vocale di Larry. "Hand in Hand" è spiazzante, è un’altra veste: ballad intrepida che fa elevare i Fortune. Poi ritornano quelli che conosco da sempre, con il singolo ‘Level Ground’: melodia veloce, lineare e accattivante. E termina con "Lunacy Of Love", con controcanti dal sapore “storico”, rappresentativa di immagine musicale che continua a rimanere nel tempo!
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