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DARE: Belief

data

24/07/2003
85


Genere: AOR
Etichetta: MTM
Distro:
Anno: 2001

Arriva dopo lunga attesa il come back dei Dare, creatura di Darren Wharton, noto anche come ex-tastierista dei Thin Lizzy. 'Belief' si presenta subito distante da ogni concezione musicale prettamente heavy-rock d'attualità, e parcheggia la sua anima stracarica di feeling là dove solo le aquile sanno osare: tra scoscesi e taglienti cime rocciose raggiungibili solo attraverso il volo. Wharton procede spedito per la sua strada senza badare a cosa accade lungo i margini del musicbiz, e ci fa dono di un disco a dir poco onomatopeico in cui ogni singola melodia impersona e trasmette il vibrante e chiassoso silenzio delle Highland, un silenzio inebriante che molto fa pensare. Silent Thunder, White Horses (Lions Heart) e Take Me Away si stagliano sopra l’orizzonte e scaricano in mare ogni sorta di vitale clamore ravvivando le acque con cromature infuocate. Perfette rappresentazioni di stati d’animo in bilico tra la quiete ed il sogno; la title track risorge dallo stesso mare e dopo un lento riemergere apre le sue ali alla brezza mattutina risvegliando il ricordo in Run Wild Run Free, che riporta le poche luci della nostra memoria prepotentemente alla ribalta fino a giungere a We Were Friends, che ci suggerisce di vivere e sognare come le persone a noi care purtroppo "scomparse" avrebbero voluto noi vivessimo e sognassimo. Commozione. Dream On Fire e Falling accelerano il passo con delicati up-tempo che si aprono in refrain avvolgenti. Where Will You Run To è una danza che rivisita i nostri dolori e li combatte con l’affronto. Chiudono il disco Promised Land e Phoenix, disperata richiesta di conquista di momenti e luoghi migliori la prima, proseguo dell’esistenza nonostante l’infamia del Tempo e l’ostracismo degli eventi la seconda. Una prova che lascia il segno e traccia un sentiero caldo ed introverso come la voce di Wharton e delle sue tastiere, come i frequenti innesti di violino, zufolo e cornamusa che creano tappeti sonori che svariano dal folk celtico ai margini della new age, il tutto contornato dalla strumentazione convenzionale ed un Andrew Moore alla chitarra come sempre ispiratissimo.

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