BOYSTOWN: ANGELS WITH DIRTY FACES
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15/07/2005Ci sono luoghi che, per ognuno di noi, rappresentano una specie di piccolo campo base, locali o semplici spazi pubblici che hanno svolto il ruolo di veri e propri punti di ritrovo tra amici, conoscenti, e, perché no, nuovi arrivati. Per i Boystown questo luogo è stato, nei gloriosi anni ottanta, l'Orchard Grove Bar nel nord del New Jersey, locale in cui la band ha vissuto nel migliore dei modi forse i migliori anni della propria vita, calcandone più volte il palco incredibilmente caldo, e maturando tra un drink e l'altro quello che sarebbe stato il proprio debut album. Come al solito, e per motivi difficilmente comprensibili, questo cd non ha mai visto la luce sino all'arrivo del 2005 in corso, anno in cui la piccola rivincita dell'AOR e di tutti i suoi generi limitrofi ha incredibilmente riaperto a molti le strade delle tante opportunità, offrendo così anche al combo americano l'attesa chance di gettare sul mercato un lavoro che sembrava destinato al libro del passato. Così ecco "Angel With Dirty Faces" offrirsi in pasto ai tanti fans delle sonorità melodiche in genere, qui individuate come un perfetto sunto dell'accomodante AOR americano degli eighties, tinto di tastiere, emozioni e ricordi. Un sound e un'attitudine vicina a tratti alla musica dei Foreigner, sfiorata nel cuore dalle idee made in Survivor ed impreziosita anche dal tocco più modernista degli Snakes In Paradise, tangibile in particolare nella vicinanza vocale di Stefan Berggren con il singer David Polemeni, sono gli elementi caratteristici di un cd di sicuro valore, indubbiamente legato allo stile degli anni che furono. Poca innovazione quindi, il tutto immerso in un contesto che risulterà forse per molti vecchio di due decadi, trainato e contraddistinto da una produzione ovviamente figlia dei tempi passati. Un più che positivo gusto melodico, tangibile in particolare in songs come la favolosa apripista "Something In The Way You Touch", viene mescolato al grande feeling della traccia live "Thrown You Hands Up", la quale, nonostante una registrazione alquanto carente dal punto di vista del sound, riesce a rendere perfettamente l'idea di quello che è stato il piccolo angolo di cielo dei Boystown. Una testimonianza stucchevolmente nostalgica, che farà sicuramente rivivere in molti di noi i fasti di un decennio davvero indimenticabile.
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