FRANK MARINO & MAHOGANY RUSH: Voglia di ristampe
Portabandiera di un suono esile come una lastra di marmo, Marino ha influenzato con il suo stile ponderoso, aggressivo, al limite del selvaggio, ma irrorato di feeling, una pletora di chitarristi: Zakk Wylde, Paul Gilbert, George Lynch, Marty Friedman, Jennifer Batten, Ronnie Montrose, solo per citarne alcuni. Folgorato sulla via di Damasco dopo aver assistito ad un concerto di Jimi Hendrix, da cui ha appreso e mutuato sulla propria pelle lo stile istintivo e viscerale, Marino vanta una lunghissima carriera in compagnia dei Mahogany Rush dedicata al blues elettrico: furono tra i grandi protagonisti del leggendario palco del California Jam ’74. La Rock Candy ristampa quattro imperdibili titoli legati da un comune denominatore, ovvero una qualità di suono spaventosa per potenza e dinamica, che ben identifica l’approccio al blues di Marino, molto vicino alla visione hard & heavy dei chitarristi appena citati. Il chitarrista italo/canadese non solo è stato in grado di reinterpretare un genere tradizionale come il blues, ma di dargli una veste personale: bisogna riconoscergli doti importanti da compositore, apprezzabili nella sua lunga discografia
‘Live’ (1978) – Quale modo migliore per catturare le performance infuocate dei Mahogany Rush se non registrando un live album? ‘Live’ è la perfetta fotografia del trio canadese, della loro capacità di infiammare il pubblico con versioni allungate e stravolte, figlie dell’improvvisazione e dell’estro di Marino. Oltre ai brani del repertorio spiccano i rifacimenti di "Johnny B. Goode", violentata a dismisura, e l’immortale "Purple Haze" del suo mentore Hendrix. ‘Live’ avrebbe dovuto consacrare i Mahogany Rush come la miglior risposta hard rock ai colossi inglesi, Led Zeppelin e Deep Purple, così non è stato ma rimane uno dei dischi dal vivo più importanti e fedele di un periodo in cui la musica era protagonista. L’edizione attuale contiene due tracce bonus dal vivo estrapolate dal California Jam: "I’m A King Bee" e "Johnny B. Goode".
‘What’s Next’ (1980) - riporta ancora la sigla dei MR, ma soprattutto Marino da sfogo al suo spirito libero attraverso lunghi assoli sempre ispirati ed esaltanti, sembra quasi impossibile concepire come riesca a maltrattare il suo strumento per ricavarne così tanta energia e trasporto. La scrittura non si discute, Marino suona come un ossesso accompagnato da una sezione ritmica degna del leggendario Mark II dei Deep Purple Mark: per chi abbia trascorso la propria esistenza su una delle lune di Giove, è quella immortalata sul ‘Made In Japan’. Anche Jim Morrison, dall’alto dei cieli, avrà sicuramente avuto modo di appezzare il rifacimento della sua ‘Roadhouse Blues’ energizzata da un incontenibile Marino senza smarrire un’oncia di feeling.
‘The Power Of Rock And Roll’ (1981) – è l’album che ogni appassionato di hard rock dovrebbe avere: non a caso Marino sarà inserito nella bill del fesitval in terra inglese dell’Heavy Metal Holocaust insieme ai Motorhead, Ozzy Osbourne, Triumph, Riot e Vardis. Un album da annoverare tra i classici del rock a stelle strisce, in cui Marino sembra abbandonare per un attimo il blues a favore di un’impostazione classic rock che porta i suoi benefici in termini commerciali e di critica, firmando otto tracce fulminee e potentissime, con l’ombra di Hendrix sullo sfondo. La cifra musicale di ‘The Power….’ è di enormi proporzioni, in un ideale confronto Ted Nugent e Rickey Medlocke (Blackfoot)) ne uscirebbero con le ossa rotte; ‘Go Strange’ è un brano improbabile per chiunque, oltre 6’ di delirio sonico, rappresenta il perfetto biglietto da visita per il talento dell’inarrestabile Francesco Antonio ‘Frank’ Marino.
‘Juggernaut’ (1982) – Per la stesura di questo lavoro il chitarrista canadese pone molta attenzione ai particolari, giocando con gli arrangiamenti inserisce dei sintetizzatori nell’opener notturna, dal pathos sinistro, di "Strange Dreams". Nel complesso è un album vario, dalla southern ballad "Stories Of A Hero" all’assalto sonoro di "Ditch Queen", in cui riabbraccia il blues, o meglio, l’heavy blues prepotente raccolto in una produzione fine e scintillante, ove è possibile apprezzare anche le capacità interpretative di Marino ed, ovviamente, della sua chitarra costantemente prepotente nelle escursioni ritmiche e soliste.
Commenti