MORNINGSTAR: Voglia di ristampe
Negli anni ’70, periodo in cui Boston, Journey, Styx e Kansas, senza tralasciare Kiss, Aerosmith ed altri erano una presenza fissa nelle stazioni radiofoniche e delle classiche, le etichette discografiche cavalcando l’onda propizia misero sotto contratto una quantità enorme di gruppi alfieri del classic rock. In quella pletora qualche gruppo trovò fortuna, mentre altri sparirono come neve sotto il sole d’agosto, e nella maggior parte dei casi trattasi di artisti lodevoli, ma che non rientravano nel salotto degli illuminati. I Morninstar appartengono a questa categoria, bravi, ma senza il DNA da campioni, furono autori di due album ripescati e rinfrescati nel suono dalla meritevole Rock Candy. Quintetto originario del Kansas che sul piano stilistico è accostabile ai Trillion, Starcastle e Roadmaster, tre grandi esponenti del pomp rock americano, i Morningstar fecero confluire nel proprio suono sfumature progressive, ma soprattutto un mare magnum di tastiere ed armonizzazioni soavi. Dall’esordio (‘Morningstar’) datato 1978 affiorano due facce, una più diretta e lineare, ma anche meno interessante, legata alla tradizione rock classica, con le chitarre a briglia sciolte che delineano brani ("Shotgun Romance", "Sweet Georgia Peach" e "Another Rock And Roll Show") simili a tanti altri ascoltati centinaia di volte.
Mentre la faccia avvolta dalle sonorità pomp è decisamente affascinante, se non addirittura avvincente, con slanci di notevole spessore artistico ("Premeditated Romance", "Throught The Night" e "Too Much To Lose"), con cori e controcanti a rincorrersi, sovrastando dei muri di tastiere. "Sunshine (Changin' Of The Season)" è una splendida perla che richiama i nostrani New Trolls, così come la romantica "Sad Lady" che deve moltissimo a Vittorio De Scalzi e Nico Di Palo. La ristampa contiene due tracce bonus ("Gentlemen Of Fortune" e "Remember When") che fanno il verso ai Moody Blues ed al rock inglese in generale. ‘Venus’ fu progettato per catturare una fetta maggiore di pubblico, finalizzando l’aspetto visivo del gruppo, migliorando la produzione e la scrittura, decisamente sontuosa e maestosa tanto da richiamare i protetti di Gene Simmons gli Angel.
Ma il 1979 si rivelò fatale per i Morningstar, fu un periodo di enorme cambiamento anche a livello musicale: le sonorità rock celebravano la West Coast, e l’AOR con i Toto, America e Boston a dettar legge, mentre la dance music stava letteralmente sovrastando le classifiche mondiali. Tralasciando il rifacimento del classico della Spencer Davis Group ("Gimme Some Lovin"), ‘Venus’ alza decisamente l’asticella grazie ad una songwriting che avvicina di molto i Morningstar a due pilastri come Styx ed Angel, ma l’unica cosa che si può imputare è di non essere riusciti a comporre un brano da classifica, ma ‘solo’ dei piccoli smeraldi di pomp rock come "Angel", "Everybody I Love You", "Never Meant To Be", "Rosie" e "Let Me Dream", che non dovrebbero rimanere trascurati, finendo nel dimenticatoio.
ROCK CANDY RECORDS - AOR - 2018
01. Angel
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