DONNIE IRIS: Voglia di ristampe
Mai farsi ingannare dall’aspetto. Look rassicurante quello di Donnie Iris, capello corto, occhiali e vestito elegante, dalle nostre parti avevamo personaggi simili del calibro di Franco Battiato ed Ivan Graziani, di certo con una personalità marcata che ricorda un altro pezzo da 90 come David Byrne dei Talking Heads. Parte del suo catalogo viene preso in esame dalla Rock Candy per quattro ristampe molto interessanti: due pescate dal repertorio di Donnie Iris And The Cruisers (‘Back On The Streets’, ‘King Cool’), mentre le altre due furono attribuite solo al suo nome (‘The High And The Mighty’, ‘Fortune 410’). Musicalmente siamo in una sorta di limbo tra Loverboy, Michael Stanley Band, Rick Springfield e The Cars, con quel sound bellissimo tipico degli anni ’80, sospeso tra il power pop e l’AOR (per gli intenditori rizzate le orecchie!): credetemi, dotato di uno spiccato gusto melodico, particolarmente abile nella costruzione di muri vocali multistrati efficacissimi. ‘Back On The Streets’ del 1980 è ricordato per il grande successo raccolto con il singolo "Ah! Leah!", ma il meglio arriva con le successive "I Can’t Hear You" e "Joking", pregne di rock’n’roll schietto vivace, ma curatissimo negli arrangiamenti: "Shock Treatment" con quel break spezzato dal sax è pura classe. Ma l’adrenalina sale: come non essere travolti dalla cascata di tastiere che avvolge la title track, oppure i carezzevoli spunti pomp in "Too Young To Love".
L’anno successivo è il turno di ‘King Cool’, un disco che nuovamente premia l’egregio lavoro del duo formato con Mark Avsec, partner in crime di Donnie durante la stesura di tutti i brani. Meno ricco di contenuti rispetto al debutto, vanta comunque dei pezzi giganti: "Sweet Merilee" apre le danze sospinta da arrangiamenti vocali da urlo, mentre con "The Promise" si naviga sulle acque limpide di quel suono lite AOR, sulla scia di un altro gigante come Jhon Waite. E quando c’è da graffiare Donnie si trasforma in una tigra in gabbia: impressionante cosa non tira fuori durante il passaggio di "That’s The Way Love Ought To Be", una vocalità ricchissima di tonalità ed una grinta da fare inviadia ai rocker più incalliti. Il resto si assesta con sonorità riconducibili al suono di Huey Lewis And The News, con la chitarra e le tastiere che dominano la scena.
Dopo due anni arriva ‘The High And The Mighty’, un album composto con le spalle al muro, ma soprattutto con il fiato sul collo dalla MCA non pienamente soddisfatta dai traguardi raggiunti da Iris, nonostante il buon exploit di "Ah! Leah". Lo sforzo, almeno sul piano artistico, ripaga e con gli interessi: affilate le armi, con le chitarre più protagoniste, è la produzione a prediligere dinamiche più bombastiche, tratteggiando un disco di perfetto AOR. Probabilmente ad Iris non ha giovato la sua immagine di musicista solista, con un look da ragioniere più che da rocker, ed è un peccato perché ‘The Hight And The Mighty’ meriterebbe un posto speciale tra i grandi dischi AOR/pomp del periodo: tanto per capirci, il leonino Michael Bolton di ‘Everybody’s Crazy’ affronterà queste sonorità ben tre anni dopo. Otto tracce, una migliore dell’altra, dall’enorme potenziale radiofonico e con Donnie Irs a dir poco incontenibile al microfono: come non farsi travolgere dalle vulcaniche "Tough World", "I Wanna Tell Her" e "Glad All Over", ossessive nelle ritmiche, ma considerevoli per la quantità di cori sovrapposti, precise incursioni di tastiere e sax, con la chitarra decisamente ruspante. E cosa ti sfodera dal cilindro il cantautore americano, due piccoli gioielli "This Time It Must Be Love" e "Love Is Magic", per sfidare ad armi pari gli stessi Toto (nel medesimo anno usciranno con il best seller ‘IV’), con un piglio decisamente elegante e di gran classe.
È del 1983 ‘Fortune 410’ l’ultima delle quattro ristampe: il sodalizio con Mark Avsec (bassista nonché fidato produttore) produce l’ennesimo disco di gran valore, che prova ad attingere dalle sonorità in voga in quel periodo storico centrando, nuovamente, il bersaglio. Da artista versatile e dotato di una voce multiforme, Iris si ritrova perfettamente a suo agio sopra ai vari tappeti synth messi a disposizione da Avsec, senza per questo dover rinnegare la sua attitudine rock’n’roll. "I Belong" e "She’s So European" descrivono bene il nuovo percorso musicale, ove il pop/rock viaggia a braccetto con i suoni sintetici, realizzando suggestive ambientazioni pregne di suono e vitalità. Ogni ristampa contiene delle tracce bonus live, più che altro invito gli appassionati delle sonorità melodiche a dare un ascolto a questi quattro titoli, certo che non passeranno inosservati alle vostre attente orecchie.
P 1980/1981/1982/1983 - 2021 Rock Cabdy Records
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