VESTA: Odyssey
data
19/10/2020Il post-rock è un genere che in Italia, negli ultimi anni, ha imperversato parecchio, producendo molte band di qualità e che si sono imposte in termini di critica anche al di fuori dei nostri confini. Molto probabilmente è questa l’intenzione anche dei toscani Vesta, che con Argonauta Records rinnovano il sodalizio dando alle stampe il seguito del buon esordio omonimo. ‘Odyssey’ vede un’evoluzione delle sonorità tipicamente post-rock della band, e che adotta soluzioni interessanti sia stilistiche, che ritmiche. La sezione ritmica è stata rinnovata con l’innesto nella band del bassista Giulio Lorenzini, che ha dato ancora maggiore solidità alla parte ritmica dei brani. La band, all’epoca del primo album, è stata paragonata spesso e volentieri come sonorità di riferimento alle idee poste dai Tool. Probabilmente, a quel tempo, era un paragone non molto appropriato, qualora dovessimo rispolverare con piacere quel disco e scoprendo infatti che il loro intento era quello di suonare un post-rock sostanzialmente massiccio e in prima linea, ma interloquendo con soluzioni prettamente avvezze al genere specifico in sé, che non a soluzioni più elaborate e concettuali come quelle della band di Maynard James Keenan. In ‘Odyssey’, invece, questa vicinanza si rivela essere più attinente, soprattutto se andiamo ad indagare brani come “Borealis” ed “Elohim”, dove la band a cui si riferisce il paragone sembra stringere rapporti morbosi con band come i Russian Circles, mettendo in sinergia cambi di tempo di stampo cerebrale e post-rock poderoso ed aggressivo. “Temple” si rivela invece un brano dal timbro marcatamente tooliano, con la chitarra di Giacomo Cerri che esegue note anche particolarmente lunghe con sonorità che ricordano molto quelle di Adam Jones. Queste distorsioni sono uno dei punti di forza dell’album e le troviamo in maniera importante nella maggior parte dei brani, in modo particolare in questo brano e in “Supernova”. Soluzioni che si uniscono alle tematiche spaziali ed astronomiche che si addensano nei meccanismi di ‘Odyssey’, e che si rivelano positivamente efficaci per un album che sa ampiamente il fatto suo e di una band che sta raggiungendo una piena consapevolezza di sé, conscia del fatto che può raggiungere traguardi importanti in termini di riscontro e di considerazione.
Commenti