STAKE-OFF THE WITCH: Place Court, Flat 19
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13/08/2008A proposito di quote rosa, questa band ha un buon 50% di donne, che tra l'altro sono in nucleo del gruppo, stabile dal 2002. Ma rosa è anche il colore protagonista dell'artwork dell'album, estremamente curato nei particolari e affascinante, come del resto il fatto che ci sia una citazione di una poesia di Emily Dickinson nel brano "1383", cosa che salta subito all'occhio, leggendolo, ma non particolarmente all'orecchio (poteva essere valorizzata meglio questa citazione letteraria, anche se il brano è forse quello che garantisce maggior trasporto emotivo). Nella ricerca del suo stile personale, la band ha intrapreso prima la strada dello stoner rock e poi ha fatto la scelta di un album psichedelico, mediamente dilatato e rumoroso, giocando sul fatto di avere una vantante capace di tirar fuori un vocione cartavetrato in alcuni momenti come seducente in altri. Tutto sembra funzionare, le intenzioni ci sono, la voglia di tirar fuori energia pure, e nei quaranta minuti abbondanti di album si gioca parecchio a jammare, ma sono pochi i momenti in cui si va oltre la pura e semplice fotografia del pomeriggio in sala prove. Il problema è che almeno al momento non c'è una band che tira fuori pezzi ne psichedelici ne rumorosi, o meglio, nel tentativo di dilatare i pezzi il più possibile si finisce con l'allungare i brani ogni volta di un minuto circa, ma non con chissà quali divagazioni psichedeliche (che quando ci sono sembrano un po impacciate e tra l'altro mortificate dalla produzione secondo me non buona) ma con semplici code inutilissime che, a parte allungare il brodo, servono anche a creare un minimo di coesione tra i pezzi, che se no sembrerebbero veri e propri stralci di prove, nemmeno particolarmente efficaci. La verità è che gli Stake-Off The Witch sono una band da canzoni di tre minuti e mezzo, a la Fu Manchu o Nebula, per intenderci. Infatti la title-track (che è il pezzo più coeso e conciso) almeno prima della coda finale, è l'unico pezzo che lascia veramente il segno, insieme all'inizio di "Sometihing Bad (In My Head)" (poi anche essa si perde), anche se una nota dolente è secondo me la voce, apprezzabile solo nella versione più morbida che troviamo in "Pussycat", e non particolarmente nelle varie incazzature, che lasciano un po il tempo che trovano, specie con quella pronuncia dell'inglese.
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