SEVENTH KEY: LIVE IN ATLANTA
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11/11/2005Partendo dal presupposto che giudico leggermente affrettata la pubblicazione di un live album dopo due sole uscite in studio, non posso comunque esimermi dall'esprimere il mio marcato apprezzamento per la prima prova on-stage ufficiale su disco dei Seventh Key, un'uscita che, senza inutili dubbi del caso, dimostra come l'unione di classe ed esperienza riescano a conferire ad una band lo status di vero e proprio riferimento all'interno della propria scena musicale di competenza. Quello dei Greer e soci ad Atlanta è un disco dal vivo dotato di un'ottima registrazione, perfetto nel dimostrare la piena forma ed efficienza di alcuni tra i più rodati nomi legati alla scena rock odierna e passata. La voce sempreverde di Billy, impreziosita dai deliziosi cori ad opera di Terry Brock, trascina un preciso impianto strumentale guidato da esecutori sopraffini del calibro di Mike Slamer e Pat McDonald, sempre ed incredibilmente bravi nel sottolineare il feeling dei passaggi più marcati dei vari brani. La perfetta esecuzione di perle come "Always From The Heart" e "The Kid Could Play", ben affiancata alla tipica attitudine da palco di "Sin City", fa di questo "Live In Atlanta" una positiva release, che riuscirà ad attrarsi il sostegno dei fans dei Seventh Key e degli amanti dei dischi dal vivo in genere. Tra le altre cose, inoltre, va doverosamente segnalata la presenza, in qualità di special guest, di Robby Steinhardt e Johnny Greer all'interno della delicata ballad "Forsaken", qui presentata in un'emozionante veste acustica. A chiudere il cd in esame sono inoltre presenti tre (non proprio fondamentali) inediti in studio, due dei quali (Love Train e The Storm Rages On) provenienti direttamente dalle edizioni giapponesi dei primi due capitoli discografici. Tre aggiunte che potranno ulteriormente spronare all'acquisto tutti gli appassionati rockers illuminati dalla grande professionalità dei Seventh Key, un gruppo capace di emozionare senza cadute di tono sia dietro alla consolle che nella propria veste on-stage. Forse prematuro visti i pochi precedenti, ma comunque di qualità.
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