SEPULTURA: ARISE
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10/06/2003Ci sono diverse vie di analisi della carriera dei Sepultura. In primo luogo la storia del quartetto brasiliano si può dividere in due grandi tronconi: i Sepu con Max Cavalera e quelli col semisconosciuto Derrick Green, con risultati nettamente a favore della line-up della prima era. Il secondo metodo che usiamo per approfondire la vita dei Sepu è lo stile musicale, infatti, se in una prima fase le composizioni del gruppo erano orientate verso tipiche sonorità thrash, che in alcuni episodi andavano a sfiorare il death metal più oltranzista, dal 1993, con l’uscita di “Chaos A.D.” le cose cambiano ed appaiono brani contaminati da atmosfere hardcore, per non parlare delle influenze tribali, che coloreranno totalmente il successivo “Roots”. È innegabile che i Sepu abbiano avuto un’evoluzione incredibile, almeno fino all’uscita di Max Cavalera dal gruppo, io però preferisco comunque la prima fase della carriera del gruppo, quella dominata da atmosfere thrash-death; e proprio “Arise” è l’album che conclude in maniera impeccabile questo prima parte di vita della band. La ritmica ossessiva creata alla batteria da Igor Cavalera accompagna i toni post-apocalittici delle canzoni e dei testi da cui traspare solo distruzione e sofferenza, con pochissimo spazio lasciato alla speranza. Il compito di aprire l’album è affidato alla title track ed è una scelta azzeccatissima: “Arise” è una traccia veloce, che dopo una breve, cupa introduzione, riesce ad inchiodare l’ascoltatore allo stereo, grazie ad una chitarra che sembra urlare il dramma di tutta l’umanità, annientata “under a pale grey sky”. La disperazione, la rabbia rivolta verso un mondo che sta irrimediabilmente andando a puttane, caratterizzano anche brani come “Dead Embryonic Cells” (nel quale la critica è forte anche verso la tecnologia, che pare essere usata dall’uomo contro se stesso invece che in suo favore) e “Murder” il cui principale imputato sotto accusa pare essere la giustizia, corrotta e inefficace. Ciò che i Sepultura vogliono esprimere in questo loro disco è dunque repulsione per certe situazioni che si verificano sul nostro pianeta, e visto che i Sepultura provengono dal Brasile (paese pieno di contraddizioni, in cui i grattacieli dei benestanti si alternano alle favelas), ciò non dovrebbe stupirci. Molti ritengono, probabilmente a ragione, che i Sepultura siano un gruppo, per così dire, di sinistra. A me questo non interessa, in quanto in primo luogo considero i Sepu come un gruppo che, provenendo dal Brasile, ha come caratteristica principale quella di essere incazzato. E se la mente dei nostri amici è dominata da pensieri d’odio e ribellione, non c’è miglior modo per far capire il loro disprezzo se non attraverso la voce cavernosa ed imponente di Max Cavalera, vero leader del gruppo. Infatti proprio le corde vocali di Max rappresentano uno dei punti di forza dell’album e contribuiscono a far aumentare l’effetto già di per sé devastante di ogni singola canzone. Le canzoni contenute in “Arise” sono tutti assalti di prim’ordine, e se una canzone come “Under Siege (Regnum Irae)” può sembrare inizialmente più lenta e riflessiva, l’improvvisa accelerazione finale la riporta sui binari a velocità sostenuta tipici dei Sepultura.
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