BLEEDING EYES: Golgotha
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12/08/2020Visioni apocalittiche e senza apparente ritorno permeano il sesto album dei veneti Bleeding Eyes. Il titolo ‘Golgotha’ introduce fin da subito le tematiche inserite nell’album del quintetto, con un sound facente base ad un doom sì tradizionale, ma non monolitico e quindi aperto a vari momenti di respiro e di rifelssione, che racconta un mondo in cui il reale si fonde in modo sostanzioso con presenze a stretto contatto con il mito e la fantasia, e che prendono possesso di un mondo costretto a subire devastazioni ambientali ed umane. La traccia iniziale “In Principio” testimonia fin da subito l’atmosfera di desolazione conseguente alla distruzione del mondo. Atmosfera che prosegue con i brani successivi fino a “Del Pozzo Dell’Abisso”, in cui il loro doom si intervalla in maniera concreta con un rock più riflessivo. A quel punto, da “Confesso” che ne rappresenta il culmine, sino alla fine, fa capolino la parte dell’album in cui comanda il senso di pentimento dovuto a come è stato trattato il mondo sino ad allora, sensazione accompagnata quindi da una virata piuttosto marcata al sound che si fa più diretta al pensiero e alla riflessione. In questo, le chitarre di Jason Nealy e di Nicola Anselmi si rivelano essenziali nel dare quei tocchi che sono determinanti per capire meglio le conseguenze della devastazione iniziale, dove i ritmi più serrati e sostenuti raccontati dalla voce narrata dell'ottimo Simone Tesser l’hanno fatta da padrone, con un gusto melodico e un senso del racconto che ricorda sia fraseggi alla Massimo Volume, che i samples vocali tanto cari ai Fuzz Orchestra. ‘Golgotha’ si rivela quindi essere un disco suonato con interessante e riuscita perizia, dove tutti gli elementi si inseriscono al meglio, per raccontare ciò che è chiaro sin dall’osservazione della copertina: siamo tutti rassegnati a mangiare e digerire merda dall’inizio alla fine.
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