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PARADISE LOST: SHADES OF GOD

data

28/05/2004
78


Genere: gothic/doom
Etichetta: Music For Nations
Anno: 1992

Dopo un album importantissimo come 'Gothic', i Paradise Lost ne realizzarono subito il successore dal titolo 'Shades Of God' dopo essere passati dalla Peaceville alla Music For Nations. Le primissime impressioni che mi giungono all'orecchio all'ascolto di questo album è che la progressione musicale (leggasi come forti innesti di melodia) é sempre in movimento e che è sparito l'uso del growl da parte del cantante Nick Holmes. Naturalmente non c'è solo questo, ma procediamo con ordine. Se è vero che la squadra è sempre la stessa, le canzoni contenute su 'Shades Of God' sfruttano meglio il sound e i riff tristi e malati di Gregor Mackintosh rispetto alle precedenti versioni. Qualsiasi passata influenza del death metal é ormai morta e sepolta, e difatti Holmes ha archiviato il suo growl in favore di un cantato più melodico, quasi urlato. Le tastiere ci sono anche in questa occasione, ma non svolgono più un ruolo predominante nel creare ossatura di struttura e atmosfere come su 'Gothic': questa volta ci si vuole affidare al genio di Mackintosh. Ascoltando poi la batteria, finalmente riesco a (ri)sentire al doppia cassa, visto che sull'album precedente, era stata stranamente censurata... L’album parte in quarta con la decisamente buona “Mortals Watch The Day”, nella quale il batterista Matthew Archer può esprimersi al meglio, come tutti gli altri componenti del gruppo (fate caso al nuovo modo di cantare di Holmes). Piccola perla a riguardo di questa canzone: verso la fine c’è uno stop che riparte con una parte in puro stile Black Sabbath, un tributo d'onore ai maestri! Altre canzoni da consigliarne subito l’ascolto sono “Pity The Sadness” e la conclusiva “As I Die” da molti considerata la miglior canzone mai scritta dai Paradise Lost. Il fatto di presentare frequenti influenze del famosissimo gruppo di Birmingham in tutte le canzoni dell’album, fanno di quest’album una collezione di canzoni dall'ossatura più ragionata e più duratura, sicuramente di transizione fra il vecchio ed il nuovo periodo, del quale il successivo ‘Icon’ ne sarà l’apri-pista.

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