PALEHORSE: Palehorse
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30/10/2019Nella terra di mezzo del metal, a metà tra progressive e alternative rock, ecco fiorire una nuova realtà musicale: i Palehørse. Riferimenti vocali al core, con più ampi e melodici istanti fruibili, creano un connubio interessante, epico per certi aspetti, capace di attirare l’attenzione dei neofiti e di chi pone l’accento sulla foggia tecnica. Tale ultimo aspetto dicotomico si evince da strutture in parte ridondanti, con ritornelli ed aperture che sfiorano il concetto pop/rock, per poi graffiare con pregiati stacchi di chitarra e ritmiche sincopate. Approccio il loro fantasioso, che potrebbe far storcere il naso per questa convivenza, talvolta forzata, fra ambientazioni catchy e più cerebrali strutture. Compromessi, ai quali la band è scesa, che potrebbero portare ad avvicinare una gamma più ampia di ascoltatori ma che, nello scorrere dell’album, regalano sentori di banalità e di scontatezza. Non tutto però tende solo a questo luogo comune di semplicità, vi è anche più di un momento di autentica intensità espressiva, un dolore profondo che poi trova quiete in arpeggi acustici che andrebbero approfonditi, sfuriate crossover che veleggiano tra System Of a Down ed un progressive che si ancora sull’alternative. Album di esordio che trova già una label di livello internazionale e che dimostra pregio e personalità, senza però conficcarsi nel cuore dell’ascoltatore, per quella voglia a tutti i costi di trovare un punto di incontro tra generi e gusti. Auguriamo ai Palehørse di liberare totalmente la propria individualità, senza voler accontentare qualcuno, naturalezza che premierà una band dall’innegabile fantasia e dalla quale ci aspettiamo già al prossimo, speriamo imminente, album il salto di qualità.
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