My Dying Bride: The Angel And The Dark River
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08/06/2009Correva l’A.D. 1995 quando i britannici My Dying Bride davano alla luce 'The Angel And The Dark River', una vera e propria opera omnia, la quintessenza della sublimità allo stato puro, la vera espressione dell’arte musicale, un prodotto in cui ogni nota trasuda emozioni, un mondo a sé stante dove i suoni si tramutano in immagini e donano serenità alla mente; un universo in cui si mescolano e si confondono i sentimenti; una vera e propria opera immortale; la colonna sonora di ogni vita umana; un cancro benigno che consuma le difese dell’ascoltatore. Con questo album i nostri eroi hanno letteralmente dato il là alla rivoluzione sonora che avrebbe cambiato il futuro del doom europeo. I segni di tale cambiamento si sono concretizzati nell’abbandono dei growl che avevano caratterizzato 'As The Flower Withers' e 'Turn Loose The Swans' e nell’inserimento di ritmiche e sonorità che tendono addirittura a lambire i lidi del gotico. Per farsene un’idea basta ascoltare "The Cry Of Mankind", un vero e proprio lamento dedicato ad un mondo privo della luce della salvezza. Citazione a parte merita la fenomenale "From Darkest Skies", splendidamente introdotta dal violino acuto di Martin Powell che funge da tappeto sonoro allo sviluppo di un’atmosfera ritmica tenebrosa e straziante che imprigionerà, senza via di scampo, l’ascoltatore. Coloro che sono ancora legati alle vecchie produzioni dei nostri cavalieri dell’apocalisse potranno trovare pane per i loro denti ascoltando "The Sexuality Of Bereavement", unico riferimento al loro passato death: un brano caratterizzato da riff grezzi e rocciosi e dal cantato growl di Aaron. Non penso ci sia altro da aggiungere se non ribadire che siamo di fronte ad un vero e proprio masterpiece.
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