MY DYING BRIDE: A Map Of All Our Failures
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13/11/2012Dopo il capolavoro 'Songs of Darkness, Words of Light' gli inglesi sembrano aver perso lo smalto d'un tempo. Ne è testimone sia un successore non del tutto convincente, sia il controverso penultimo lavoro in studio intitolato 'Evinta'. A distanza di un anno, quindi, il sestetto torna a far parlare di sé: complice anche un ennesimo cambio di sonorità che stavolta li ha portati a ridefinire il loro songwriting riaffacciandosi si ad atmosfere decadenti del passato, ma non riuscendo del tutto a convincere. Mancherà forse del mordente? E' forse questa svolta insolita votata più ad un certo doom classico che non ci prende appieno? Sarà, ma Aaron e soci si perdono inutilmente in chiacchiere con brani tipo "A Tapestry Scorned", o con un'opener che a parte il refrain che rimanda leggermente alla vecchia "She Is The Dark", non lascia nulla di buono. E' molto difficile accettare e ascoltarlo interamente. Aaron si lascia andare tra parti in spoken, brevi (che peccato!) accenni di growl: la band tenta la via dell'autoplagio anche in altri brani ("Hail Odysseus"?). Mai titolo poteva essere più azzeccato per un album che rappresenta veramente il capolinea per una band che negli anni ha scritto gemme inarrivabili.
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