MOONGARDEN: ROUND MIDNIGHT
data
08/03/2005Probabilmente in pochi conoscono questo gruppo italiano, arrivato con Round Midnight alla quarta uscita discografica (la prima per l'etichetta svizzera Galileo Records). Francamente io ero tra questi fino a quando non mi è capitato di ascoltare in rete (precisamente sul loro sito ufficiale, quindi se volete farvi un'idea precisa vi consiglio di visitarlo) un paio di pezzi tratti dall'ultimo album ed eccomi qui a fare la recensione completa.
Il gruppo mi aveva colpito subito, in primis per il fatto di essere italiano e trattare un genere (Prog Rock) che da noi è un po' snobbato (almeno a livello di numero di band che vi si dedicano), subito dopo per le ottime sonorità che possono ricordare quelle dei Marillion e simili.
In questa incisione il gruppo mette in mostra una vena malinconica che si sviluppa traccia dopo traccia, accompagna da una buona capacità compositiva e tecnica.
Ma esaminiamo pezzo per pezzo il lavoro della band. "Round Midnight" apre benissimo l'album con una vena moderna e, grazie ad un ottimo coro, tende a rimanere impressa nella mente di chi ascolta. Segue "Wounded" che sfoggia una vena più acustica e melanconica ottenuta soprattutto attraverso il suono della chitarra. Successivamente incontriamo "Killing The Angel", dove la voce del vocalist fa da padrone grazia anche alla sua versalità. In "Lucifero" si notano ancora di più le sonorità stile Marillion soprattutto per la voce e l'utilizzo dell'organo. "Slowmotion Streets" è la traccia che ammicca di più al pop e forse una di quelle che rimane meno impressa all'ascoltatore. Segue "Learning To Live Under The Ground", che alla fine risulta la traccia migliore dell'album, e nei sui 10 minuti regala emozioni a raffica, mettendo in mostra tutto il grande potenziale di questo gruppo: una traccia che da sola varrebbe l'acquisto del disco! Il pezzo sfuma e conclude con il brano seguente "Psychedelic Subway Ride" che fa da coda, pur non essendo parte integrante di "Learning To Live Under The Ground". "Nightmare Concrete" ritorna su strade più acustiche rimandando a gruppi come i Genesis, ma facendo da collegamento con la visione moderna del prog. Il disco si conclude con la breve (nella durata, ma non nel titolo) "Oh, By The Way, We're So Many In This City And So Damn Alone", che risulta perfetta come outro del lavoro.
Gli oltre 50 minuti di "Round Midnight" ci fanno scoprire come anche in Italia si possa essere protagonisti del prog rock, ragalandoci un album capace di grandi emozioni incentrato sulla vita urbana e la solitudine e disperazione che spesso l'accompagnano.
Commenti