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STEVE HACKETT: Wuthering Nights: Live in Birmingham

data

22/01/2018
93


Genere: Prog Rock
Etichetta: InsideOutMusic
Distro: Sony
Anno: 2018

Ladies and Gentlemen, here for you Steve Hackett. E se non sapete chi è, male per voi! Non vi darò alcuna informazione in merito, non vi dirò che è stato il chitarrista storico di un gruppo inglese chiamato Genesis, non vi dirò che probabilmente ha influenzato i suoni di chitarra del prog rock, nè vi citerò tra i suoi lavori il disco che ha voluto celebrare con questo doppio album live ‘Wind & Wuthering’, che ha compiuto 40 anni e ancora oggi è forse una delle pietre miliari di chiunque ascolti il prog raffinato e di classe. No, non vi dirò nulla di tutto questo. Veniamo però a noi, all'argomento principe di questa recensione: il doppio cd live, in uscita il 26 gennaio 2018. Innanzitutto, precisiamo una cosa: noi qui vi parliamo solo del supporto audio, perchè di questa live session esistono 3 differenti dischi. Il primo è il doppio album, qui sotto analisi, poi il DVD e il Blu Ray; per completezza di informazioni, troverete anche la tracklist del DVD, che ha qualche lieve differenza rispetto a quella del CD audio e qualche ovvio contenuto bonus. E troverete, naturalmente, solo la line up che è presente in questo live record, anche se al tour hanno partecipato molti altri giganti della musica. Effettuata la giusta e obbligatoria premessa chiarificatrice, passiamo dunque a questa celebrazione su supporto ottico.

Due dischi, 139 minuti circa di musica di altissimo livello, pezzi storici dei Genesis dal loro album ‘Wind & Wuthering’, ormai quarantenne e oggetto di questo momento celebrativo, la Birmingham Symphony Hall e il "tepore" di un maggio inglese (chi è stato in Inghilterra sa a cosa mi riferisco....), a fare da sfondo e cornice di questa perla live. Con "Every Day" ci si sente non catapultati, ma letteralmente sparati da un cannone spazio-tempo nel prog rock dell'Inghilterra dei '70, con armonie vocali, salti di tonalità e melodie in contrappunto, tanto da volersi mettere una dannata camicia con il volant e i pantaloni a zampa. Momenti di una delicatezza e di una potenza sonora veramente rari. Gli inserimenti che effettuano i fiati, i colpi di batteria, i magnifici assoli di Mr. Hackett, il groove generale della tracklist portano veramente su altri pianeti per la loro perfezione. Ti viene da chiederti se per caso non sia un disco studio per quanto sia magistralmente incastrata ogni cosa, sorprendente eppure aspettata, perchè lo sai che il gusto, la pasta sonora e la capacità di suono di QUEL chitarrista è unica, univoca e riconoscibile, hanno provato in tanti "virtuosi" ad imitarlo e prendere spunto, ma nulla, i suoi movimenti armonici li hai sentiti tante volte e ancora sono in grado di darti uno scossone emotivo. Questo fino alla nona traccia, che è tutta roba sua, da solista. Poi iniziano i lacrimoni, iniziano i vialoni dei ricordi con le succulente tracce dell'album entrato negli -anta, che quasi ti sembra di percepire la puntina del vecchio giradischi nei solchi del vinile, quando Steve, Phil, Mike e Tony erano ancora insieme e facevano di quel doppio album di sole 9 tracce il loro ultimo potente stendardo (dopo il 1976 e la release di ‘Wind & Wuthering’, Steve molla i Genesis, come Peter Gabriel prima di lui). E quindi, per non divagare eccessivamente nella storia, partono i pezzi che i quattro suonarono insieme nel 1976, suonati però nel 2017 dal solo Steve e la band di supporto, che non è invecchiato di un solo secondo quando suona i SUOI Genesis. E inizi a chiederti dove sono quelle sostanze psicotropiche che conservavi per una occasione speciale quando 'Eleventh Earl of Mar' prende il dominio sonoro delle tue sinapsi auricolari. Davvero. Se non fosse per una piccola improvvisazione acustica (seconda traccia del CD 2), che spezza un attimo il ritmo dell'esecuzione dei brani ormai storici, potresti dire di vivere nel Regno Unito del 1977, dove questo disco monumentale e culturalmente profondo girava praticamente in ogni casa...Passato il momento emozionale e dismesso il lungo viale dei ricordi, passiamo un attimo ai "noiosi" aspetti tecnici. Anche se si tratta di una registrazione LIVE, la qualità è STUDIO. Tutta la produzione in ogni sua fase è di un livello altissimo, almeno dal punto di vista sonoro. La complessità di ogni traccia, indipendentemente se proveniente dalla sua carriera solista o da quella con i Genesis, punta sempre più su l'asticella per chiunque approcci all'ascolto di questo doppio album. In fondo, parliamo di Prog vero, mica di pizza con le alici! L'ascolto SEMBRA facile, perchè restano comunque delle linee melodiche accessibili, ma non è per nulla semplice, anzi, necessita di diversi e ripetuti giri nel lettore per poter apprezzare a pieno ciò che è stato fatto, per godere di tutti quei piccoli accenti e pause, di tutti i piccoli contrappunti  e sovrapposizioni armoniche che rendono rotondo il suono, per l'uso diabolicamente efficace dell'effettistica e per la classe di ogni singolo musicista presente in questo doppio disco. Ma non voglio andare oltre, perchè voglio lasciarvi il gusto della scoperta, perchè vi venga la voglia di chiedervi "ma come va a finire", quindi, tiro le somme. Tiriamo le somme? Tiriamole. L'ora si appresta, mi sono dilungato e vi ho annoiato con una recensione fiume, ho come mio solito straparlato; parliamo di un signor chitarrrista, e non voglio essere clemente. Non posso. Il voto è prossimo alla perfezione, e vi dirò di più: fa sembrare le cose complicate di una semplicità unica. Difetti, uno solo: non vivrà in eterno.

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