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PFM: Ho Sognato Pecore Elettriche

data

08/11/2021
72


Genere: Prog Rock
Etichetta: InsideOut Music
Distro:
Anno: 2021

“La Buona Novella Fantascientifica”. Concept album a doppio ascolto (inglese/italiano) in cui prevalgono suoni orchestrati da tastiere, piano, sintetizzatori, hammond, pochi archi, sfumature di classico sinfonico, con un segno importante di basso e chitarre dall’anima fusion jazz. La voce, con i suoi difetti, si veste di umanità e diventa il contrappunto al suono elettrico, aggiungendo la componente emotiva al filo conduttore di tutto l’album, che è rappresentato da un’atmosfera da Blade Runner. Per alcuni fan, potrebbe risultare un album apocrifo, non autentico, perché fuori dal canone PFM. Ma non è un falso, anzi. Lontano dai dischi precedenti, non banale e discutibile per il gusto, ma sicuramente è un progetto riuscito nel suo intento: “raccontare il tempo in cui viviamo” un tempo condizionato dalla pandemia e sempre più apparente ed immaginario. Forse è una scappatoia, una via di fuga alla situazione del nostro oggi, ma purtroppo in questi casi, la fuga non è ricercare nuovi stimoli, è solo uno schivare “il tuo intorno”. Conosco bene questa situazione, è una distrazione nella distrazione! E’ questo è ciò che trasmette la loro musica, con pochi guizzi, meno accattivante del precedente album, ma comunque con sessioni jam molto belle. E’ un lavoro che verrà apprezzato più avanti nel tempo: rappresenta perfettamente lo “stato” di un ascoltatore che, ricerca nella dimensione virtuale, una possibilità di vita. Musicisti da 50 anni, anche loro sentono addosso la responsabilità dell’entità PFM, ma vogliono essere liberi di rappresentare, di scrivere, di arrangiare, anche se tutto ciò, può voler significare allontanarsi dinuovo, da una loro identità musicale, pur sempre rimanendo coerenti al loro sperimentare e improvvisare. La partenza è fedele a ciò che conosciamo con un intro completamente strumentale, teatrale e fiabesca, una griglia di accordi ben suonata ed attualizzata ai suoni di oggi, fluidi e patinati; i colpi di piano sul finire di "Mondi Paralleli" ti aprono la porta a questa singolare dimensione. Con "Umani Alieni" la PFM sembra voler dire “non dimentichiamoci del passato, ma guardiamo al futuro”; un iniziale ricordo alla Locanda delle Fate, poi un cambio di tempo e si presentano chiari rimandi alla chitarra folk di Fabrizio De Andrè nel ritornello. "Ombre Amiche" fa presagire il cambiamento: orchestrazione da tasti, assenza delle corde! "La Grande Corsa" a me fa un po’ ridere, scusate, ma questo cantato su questo ritmo è un rock cartonato, da sigla di cartone animato giapponese, su un letto prog. Difficile rimanere indifferenti a questo sound commerciale senza neanche sorridere un po’. "AtmoSpace", dall’aspetto mistico, seppur con un cantato veramente debole, è il passaggio a qualcosina di piacevole, nella semplicità un riff morbido di chitarra. Certo è contrastante sentire queste sonorità, viene da chiedermi “sono un ascoltatore esigente o solo un ascoltatore?”. Io vorrei sentire più alto il livello sonoro del giro di basso di "Pecore Elettriche" (sono esigente). L’ironica "Mr. Non Lo So" è avvolta dal fascino del violino. Dal sapore orientale, con una chitarra indiana, una cornamusa sino a passaggi jazz prog, "Il Respiro Del Tempo" è un viaggio in un giardino fuori dal tempo, dai silenziosi rimandi a Battiato e al suo suggestivo 'Caffè De La Paix'. In fondo siamo tutti eredi e portatori di pensieri ingombranti come quelli di Fabrizio De André e di Franco Battiato. "Transumanza" e la sua Jam sono le mie preferite, una grintosa sessione da far invidia ad altri musicisti internazionali. Viene da chiedersi se il difetto sia il troppo cantato. La storia insegna che la musica che ha lasciato un segno è quella che racconta di guerra, di rivoluzioni, di rivolte, di disagi, conflitti, amori. E se questo lavoro della Premiata Forneria Marconi e tutta le sonorità nate tra le mura domestiche dopo il marzo 2019 non convincono a pieno l’ascoltatore, forse significa che neanche la pandemia è riuscita a risolvere i nostri conflitti domestici e ancora di più quelli interiori, sempre più celati ai nostri occhi. La musica da sempre racconta, e risente di questo non vivere, che a tratti manca di odore, tatto, contatto, e scontro fisico.

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