MANGALA VALLIS: LYCANTHROPE
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03/01/2006"Lycanthrope" paga pesante dazio ai Genesis, e non disdegna di accostarsi spesso a quelle band che hanno preso ad esempio quanto Gabriel e compari hanno rilasciato alla storia(Pendragon su tutti). I Mangala Vallis sono questo, amore rimarcato per gli anni settanta ed una strizzata d'occhio alla decade seguente ed un ospite fisso per eccellenza all'interno del panorama prog nostrano: Bernardo Lanzetti, ex Acqua Fragile(storico quintetto in attività durante la prima metà nei '70). Niente di nuovo, quindi, ma nulla da obiettare perchè il materiale è derivativo ma non revaivalistico, e l'aria che si respira all'interno del disco è di quelle che si muovono perpetuamente coprendo lunghe distanze, prive di stagnazioni, e che grazie alla passione ed all'esperienza incontestabile del quintetto riesce ad assorbire umori e sensazioni in abbondanza da rendere "Lycanthrope" un parco sonoro di notevole espressività. Progressioni costruite su poca luce, però. Funzionali alle liriche ed al tema portante del disco, e che si fanno sottilmente oscure incupendosi per poi lanciarsi in brevi sprazzi di luce che danno necessaria apertura ai brani. Sul fronte prestazioni inutile dire quanto Lanzetti faccia la voce grossa(perdonate il gioco di parole), sempre in primo piano e sempre attento a tutte le sfumature che la struttura strumentale presenta. Figura che in ogni modo non ottenebra il lavoro degli altri componenti in grado di meritarsi la menzione per esecuzione e prestazione complessiva di ottima levatura, facendo di questa seconda fatica in studio un compendio equilibrato ed allo stesso tempo esaltante di musica ed emozioni.
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