HYBORIAN STEEL: AN AGE UNDREAMT OF...
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30/07/20092009. Per chi non l'avesse capito, siamo nel 2009. Ecco, questo gli Hyborian Steel non l'hanno ancora capito. Positivo? Negativo? Dipende. Mettiamola così: siete alla ricerca di un disco che sappia dannatamente di primissimi anni '80, di un album fatto di Manilla Road, Omen, una spruzzata di Cirith Ungol, un bel po' di Heavy Load e simili? Avete trovato il vostro disco. Qui siamo davanti ad uno di quei paradossi temporali che non si spiegano, si ammirano con stupito sconforto e sete di sangue, e basta. Certo, se siete sostenitori del progresso musicale, se amate i suoni ben curati e le produzioni di alto livello, potete anche mettervi il cuore in pace: questo disco non ha la minima possibilità di piacervi. Ma se quello che cercate è un album che grondi sangue, che vi faccia saltare sul tavolo sfoderando la spada e decapitando vostra sorella che, incauta, si è avvicinata senza annunciarsi, questo è IL disco. Grezzo, potente, crudo, scritto in maniera magistrale e registrato con tutta l'attenzione alla musica e nessuna alla tecnologia (pulizia dei suoni? che è, serve a lucidare le spade? altrimenti non mi interessa...), 'An Age Undreamt Of...' riporta all'attualità quell'Epic primordiale che solo pochi nostalgici conoscono abbastanza bene da accorgersi che si tratta di un album nuovo. Pezzi coinvolgenti, trascinati da un'ascia precisa e tagliente, con nessuna concezione al vezzo, ritmiche quadratissime e voce da macellaio (intonato, ma avvezzo più ai coltelli che ai microfoni): questo è l'esordio del combo americano, uscito dal nulla come un dio vendicatore pronto a scatenare battaglia. Si apre la caccia alle prime cinquecento copie numerate: affilate le spade...
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