HUGHES, GARY: VERITAS
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21/11/2007Che il sottoscritto sia un fan sfegatato di Gary Hughes è cosa risaputa da tempo, un'ammirazione cresciuta negli anni grazie al concepimento, da parte dell'artista britannico, di alcuni imprescindibili lavori all'interno dei Ten, cd che hanno sostenuto l'AOR in uno dei suoi periodi storici più difficili e cruciali, e che ho avuto personalmente l'onore di elogiare tramite diverse recensioni comparse sulle pagine di Hardsounds. Ora, a distanza di quattro anni dalla stupenda rock opera 'Once And Future King' e dopo ben nove anni di silenzio dall'ottimo 'Precious Ones', Gary Hughes torna alla carica con 'Veritas', nuovo album composto da dodici tracce nel proprio più tipico stile a metà tra AOR, rock melodico e momenti maggiormente rockeggianti, rilasciato sul mercato nell'anno in corso sotto il patrocinio della nostrana Frontiers Records. Purtroppo, e lo dico veramente con un groppo alla gola, non posso esimermi dall'essere rimasto un tantino deluso da questa nuova uscita del singer e songwriter inglese, e i motivi sono presto detti. 'Veritas', infatti, soffre in maniera piuttosto evidente dello stesso problema riscontrato negli ultime uscite a firma Ten, e cioè di un lavoro di produzione colpevole di un sound tutt'altro che incisivo, a tratti eccessivamente compresso e in altri frangenti vuoto in tutte le punte sonore (in particolare per quanto concerne le chitarre), fattore che, nel risultato finale, ha finito per influire in maniera piuttosto negativa sulla qualità generale di tutto il cd. E quanto sin qui affermato diventa ancora più amaro se messo in relazione al profondo ed accomodante songwriting da sempre alla base del DNA di Gary Hughes, un nome che come pochi altri riesce ad incanalare emozioni e classe musicale all'interno di composizioni in cui non mancano mai spruzzi di gran classe, elementi anche qui riesumati grazie al magico AOR di tracce come "Wide Awake In Dreamland" e "The Everlasting Light", due piccoli gioielli di melodia matura ottimamente valorizzati da arrangiamenti di alto spessore. Non mi sento di aggiungere altro relativamente a questa nuova uscita in studio del frontman dei Ten, un compositore che, purtroppo, sembra aver imboccato un percorso artistico piuttosto contradditorio, e questo non tanto per il livello posto alla base musicale delle proprie creazioni, ma più che altro per una scelta sonora che continua a non convincere disco dopo disco, e che ciò nonostante sembra non scalfirne le stranamente radicate convinzioni. Forza Gary, io ci credo ancora.
_ PER I FANS DI Ten
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