FARSOT: IIII
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17/10/2007Arriva direttamente dalla Germania questo interessante album di Black Metal d'avanguardia. Loro sono i Farsot, cinque giovani e misteriosi musicisti, che celandosi sotto strani pseudonimi, esordiscono con 'IIII'. Già dalla cover si capisce lo spirito (musicalmente) individualista e d'avanguardia della band: la presenza di colori diversi da bianco e nero (un must, nell'ottica Black) tutto lascia supporre fuorchè ci si trovi dinanzi a un album di questo genere. E lo spirito d'innovazione è una caratteristica di cui ogni singola traccia di 'IIII' è pregna. Ci sono elementi vagamente progressive e melodici, ma il discorso principale qui è di tipo personale e "interiore", e per quanto possano incidere le influenze dei vari Arcturus, Sigh, Burzum, Emperor e soprattutto Enslaved, l'interpretazione del genere è affidata a sensazioni intimiste. Nel corso dei sette brani del full lenght, dal cantato rigorosamente tedesco, vengono affrontate tematiche oscure e non "facili": l'Odio, la Paura, la Morte e il Dolore. La cupa disperazione e la triste melodicità che albergano nell'album, alternate a momenti di pura rabbia e violenza, portano l'ascoltatore in un'allucinante viaggio alla scoperta dei più cupi stati dell'anima e alla fonte delle vibrazioni negative prodotte dalla mente umana. Musicalmente parlando, la produzione è ottima e molto limpida, e le capacità esecutorie ci sono tutte. Ciò che balza immediatamente all'orecchio è la totale imprevedibilità dell'offerta musicale, che come già detto, offre momenti di rabbia e violenza alternati a oscure e tristi melodie, con momenti di vera disperazione, in pieno stile Burzum. Le parti di chitarra sono ben costuite e armonizzate, con fraseggi efficacissimi e originali senza essere eccessivamente complicati. Il drumming ricalca abbastanza pedissequamente i stilemi del genere. Una menzione particolare merita l'ultima traccia, lunga ben 20 minuti, aperta da un melodioso arpeggio acustico che poi evolve in una truce e grim scarica in blast beat, per poi lasciare spazio a una parte ambient di sole tastiere, prima di lasciarsi andare allo sclero musicale che si trascina fino alla chiusura del pezzo. Per concludere, diciamo che questo album è una sorpresa piacevole, per quanto sia estremamente difficile da ascoltare e comprendere.
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