AOR: L.A. ATTRACTION
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08/02/2006Quando venni a conoscenza del fatto che Frederic Slama, mente e cuore del monicker AOR (progetto che tra un'uscita e l'altra ha già tagliato il traguardo del ? disco), sarebbe stato accompagnato nella sua nuova fatica in studio da Tommy Denander, la prima cosa che mi sono detto, tra me e me, è stato un sospirato ed istintivo "Ancora lui? Mamma che palle...". Lo so, sicuramente quella che mi è balenata in testa è stata una frase sicuramente poco gentile nei confronti di un grande musicista, uno di quegli artisti a trecentosessanta gradi in grado di comporre, suonare, produrre ed arrangiare in maniera semplicemente elogiabile. E' anche vero però che Tommy, nel suo indaffaratissimo 2005, ha messo un po' il naso ovunque all'interno della scena rock melodica per antonomasia, e si sa, quando il troppo stroppia, alla fin fine stanca. Ciò nonostante, dopo aver ascoltato a fondo questo "L.A. Attraction", mi sono accorto che la magia compositiva di Denander, attualmente parlando, è in una fase assolutamente splendida, elemento questo che lo porta a trasformare in risultati positivi qualsiasi cosa passi dalle proprie mani, inclusa la fatica in esame nata e cresciuta sotto il marchio Slama. Tra i vari vocalists coinvolti per l'occasione, il nome che tende a spiccare è sicuramente quello del singer degli Unruly Child Phillip Bardowell, il quale, dopo il sodalizio intrapreso con Denander per la creazione del suo ultimo "In The Cut", sembrerebbe quasi aver continuato parte di quel discorso all'interno del nuovo capitolo degli AOR ivi in esame; per capire quanto ho appena affermato, infatti, è sufficiente prestare un orecchio all'ascolto di tracce come la dolce ballad "Like An Open Book" e la frizzante apripista "How Could I Forget Her", due brani figli diretti del cd uscito nell'anno passato sotto il marchio Frontiers. Tornando alla nuova fatica degli AOR, invece, va detto che il genere può essere identificato come un ibrido tra il puro westcoast intravisto nei precedenti capitoli di Slama e l'AOR tipico della già citata parentesi Bardowell, il tutto ovviamente contraddistinto dall'inconfondibile marchio di Tommy Denander. Traendo le conclusioni posso promuovere senza dubbio questo piacevole "L.A. Attraction", un disco che può vantare un livello di composizioni sicuramente interessante, anche se una qualche killer song in più sarebbe stata la vera e propria ciliegina per trasformarlo da lavoro accattivante ad acquisto sicuramente immancabile. Ah non dimenticatevi di dare uno sguardo alla lista degli ospiti coinvolti, immagino che nomi del calibro di Steve Lukather e Michael Landau non possano fare altro se non ingolosirvi a dovere.
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