FAIR HAVEN: NOT EVEN CLOSE
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21/11/2006Appena dopo aver chiuso il discorso relativo al godibile "Ride" rilasciato nel 2005, eccomi a parlare dell'ultimo capitolo discografico degli elvetici Fair Haven, intitolato "Not Even Close" e dato alle stampe nel 2006 in corso. Sottolineo subito che quello che mi sto accingendo ad analizzare non è il vero e proprio nuovo cd del gruppo centroeuropeo, ma bensì una raccolta comprendente al proprio interno un riassunto dei migliori brani tratti dagli album "Master In The Mirror" (2000) e "Altruism" (2001), entrambi prodotti dai Fair Haven in prima persona e ora riuniti (nei propri migliori episodi) in un solo dischetto. "Not Even Close" è una compilation che tende a riassumere alla perfezione lo stile proprio al gruppo da me già sufficientemente discusso nella recente recensione di "Ride", disco che come già detto era riuscito nell'opera di mettere in mostra una band promettente e dalle diverse qualità, mancante solo di una dovuta spinta finale per permettere alle proprie composizioni di prendere a dovere il volo. E la qui discussa raccolta arriva proprio a puntino per permettere a tutti gli interessati di conoscere la musica partorita da Don James Ayer e soci nel lasso temporale tra il 2000 e oggi, la quale ha finito per rimanere colpevolmente nell'ombra della scena rock che conta. Quella dei Fair Haven è una proposta che potrà senza dubbio attirarsi i propri favori nel bacino di utenza che fa capolino al seguito del classico hard-rock euro-teutonico, ben suonata da musicisti preparati e contraddistinta da una registrazione capace di dare risalto al sound compatto ma cristallino del quartetto svizzero. Un sound che qui trova i propri punti di maggiore splendore nell'interessante apripista "Over Tonight", aperta da un pacato intro acustico per poi esplodere in un potente refrain elettrico, nella malinconica "Kings Of My Empty Castles", giocata sull'alternanza tra le tristi parti arpeggiante e il solido incedere elettrico, e nella diretta "Take On Your Pain", facilmente assimilabile già ad un primo ascolto. Forse la caratteristica più perculiare dei Fair Haven è quella di dar vita tavolta a composizioni non sempre improntate sul classico stilema vigente nel campo hard-rock (strofa/rit./strofa/rit./assolo/rit.), ma bensì sviluppate su intelaiature non necessariamente standardizzate, elemento che se in parte tende a rendere alcune di esse non particolarmente incisive, dall'altra finisce per condire in maniera unusuale un piatto dal sapore oramai ben noto. Un buon motivo per porgere almeno un ascolto a questo "Not Even Close", così da comprendere il reale valore di un gruppo a mio giudizio positivo.
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