EMERALD: Reckoning Day
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17/04/2017Nonostante i venti e passa anni di carriera gli elvetici Emerald non sono riusciti a compiere passi importanti nel circuito power metal europeo a causa di una produzione discografica un po' scarna, ed altalenante da un punto di vista qualitativo, e l'instabilità della line-up è stato fino ad ora un elemento pregiudizievole per lo sviluppo della carriera da parte della band dei fratelli Vaucher, incapace di disporre di un vocalist come il Signore comanda. Dopo la dipartita di Thomas Winkler (adesso nei Gloryhammer) tale ruolo è stato inizialmente ricoperto dal bravo George Call, la cui voce dall'accentuata impronta dickinsoniana eleva il tasso tecnico di "Evolution In Reverse" e "Throung The Storm", veramente splendide con quelle squisite partiture dal sapore maideniano; tuttavia a causa dell'impossibilità da parte di George di restare a contatto ravvicinato con la band (proviene dal Texas) gli Emerald hanno fatto ricorso a Mace Mitchell, forse più spigoloso nell'impostazione e non immune da imperfezioni ma veramente encomiabile per l'attitudine e la grinta messa in campo. Con Mace i brani al di là di questi difettucci acquisiscono un carattere decisamente più epico, percepibile soprattutto in corrispondenza dei chorus. Interessanti gli intermezzi strumentali medievaleggianti propedeutici per lo sviluppo della rocciosa "Trees Full Of Tears" e di "Reckoning Day", più dinamica; altresì buona l'idea di inserire due ballad in una scaletta di ben quindici brani (troppi) e anche se non si mettono particolarmente in evidenza riescono comunque a non sfigurare nel contesto generale (soprattutto la conclusiva "Signum Dei", ricca di pathos). 'Reckoning Day' non sarà certamente un'uscita da tramandare alle future generazioni, ma verrà apprezzata per la solidità e la genuinità delle composizioni a cui si associano arrangiamenti non dozzinali, fattore da non sottovalutare.
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