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MOB RULES: Rise Of The Ruler

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18/10/2025
70


Genere: Heavy Metal, Power Metal
Etichetta: ROAR
Distro:
Anno: 2025

Chiunque nella propria vita sia stato giovane e abbia ascoltato almeno per un periodo il glorioso power metal, non può non essersi imbattuto anche solo una volta nei Mob Rules, compagine teutonica che si colloca nell'alveo di quelle band che hanno contribuito a dare l'imprinting al power metal europeo, pur non raggiungendo mai le alte vette occupate ormai da decenni dai capostipiti del genere; parliamo dei noti nomi della scena quali Helloween, Blind Guardian o Grave Digger, per citare dei conterranei. Questo 'Rise Of The Ruler', undicesimo lavoro della band, arriva dopo un periodo di silenzio durato circa ben sette anni e si pone, come concept, sulla scia di quanto fatto negli ultimi lavori di inizio millennio, uno su tutti 'Hold On'. La chiara tendenza a ricalcare fedelmente ed instancabilmente certi stilemi propri del genere rischia però di rivelarsi il punto debole della band, accusata a più riprese di proporre soluzioni musicali anacronistiche e ripetitive. Di contro, non manca però di certo quella frangia di pubblico che invece vede nella scelta della proposta musicale un segno di fedeltà dura e pura alla causa. A prescindere dalla scuola di pensiero abbracciata, possiamo dire con certezza che nulla può eccepirsi invece sulla qualità delle prestazioni del sestetto capitanato dal reduce Klaus Dirks e sulla resa sonora dell'album in questione che vede al suo interno delle composizioni che sicuramente meritano attenzione. "Back To Savage Land" è annoverabile sicuramente come brano rappresentativo dell'intero platter e dell'essenza dei Mob Rules; potente e diretta, risente dell'ispirazione della NWOBHM rivisitata in chiave moderna con un refrain sicuramente incisivo e melodico. "Dawn Of Second Sun" ha un intro maideniano (ci riferiamo agli Iron Maiden di inizio millennio, in particolare al periodo di 'Dance of Death'), l'incedere è potente e maestoso, scandito dai colpi di grancassa "cavalcante" di Sebastian Schmidt dietro le pelli fino ad aprirsi in modo arioso durante le scorribande solistiche. La band dimostra di muoversi a proprio agio sul territorio delle composizioni più atmosferiche in stile "electric ballad" come "Nomadic Oasis" che sicuramente si ritaglia un posto d'onore all'interno di questo LP. Di contro, una composizione come "Future Loom", forse un po' monotona e ripetitiva nel suo drumming serrato, pur non risultando scadente o di scarso pregio, non aggiunge nulla a quanto già detto dalla band nel presente disco e rischia di essere "skippata" dopo un primo ascolto. Stessa sorte segue anche "Coast Of Midgard" di cui è apprezzabile la matrice più epica, ma anche in questo caso, ci sentiamo come alla presenza di soluzioni melodiche già sentite e abusate. Insomma, sicuramente siamo alla presenza di un album divisivo: più che apprezzabile da parte dei nostalgici defender che rivedono in questo 'Rise Of The Ruler' un ritorno sulle scene importante di una band che ha una sua storia, benchè minata da rivoluzioni di line-up, trascurabile e da riporre in soffitta per tutti quelli che invece hanno abusato negli anni di certe sonorità e ora chiedono linfa più fresca.

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