GRAVE DIGGER: Symbol Of Eternity
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31/08/2022Esaurito il filone orrorifico e ripresi i concept medievali nel 2020 con 'Fields Of Blood' la band capeggiata da Chris Bolthendal torna a farsi viva con la più o meno consueta cadenza biennale sul mercato discografico (un po' come accade al connazionale Axel Rudi Pell). 'Fields of Blood 'ci presentava il combo teutonico alle prese con un sound piuttosto secco, asciutto, sostanzialmente privo di orpelli (se non si tiene conto di quegli inserti di cornamusa che hanno caratterizzato la produzione di 'Tunes Of War') e il nuovo 'Symbol Of Eternty' ne rappresenta diciamo il giusto sequel, bisogna tuttavia tener conto che le tematiche legate alla storia e alle battaglie concernenti l'indipendenza della Scozia furono già trattate in (capo)lavori quali 'Tunes Of War' e 'Knight Of The Cross'. 'Symbol Of Eternity' non può essere annoverato come un brutto episodio ma mostra i Grave Digger alle prese con una staticità creativa, una carenza d'ispirazione molto preoccupante sebbene i brani riescano sempre a tener botta, soprattutto nel duo iniziale “Battle Cry” e “Hell Is My Purgatory” con la voce di Chris che impatta sempre alla grande (anche se il peso degli anni si fa sentire sempre più). Ma è con lo scorrere del rimanente materiale che vengono a nudo tutte le incertezze compositive nonostante Chris, Axel, Jens e Marcus facciano di tutto per onorare la loro storia, le tracce sembrano procedere quasi per forza di inerzia e solo grazie all'esperienza riescono ad evitare brutte figure. Interessante, e forse anche sorprendente l'inserimento di "Hellas Hellas" cover del cantante greco Vasilis Papakonstantinou proposta da Bolthendal nella lingua originale il cui taglio alla Deep Purple risulta assai azzeccato. Per coloro (in particolare tra i fans) che necessitano di una bella razione di metallo semplice e genuino nessun problema, per la restante platea un lavoro sostanzialmente di maniera, dignitoso o poco più.
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