DOMINE: EMPEROR OF THE BLACK RUNES
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11/02/2004E siamo a quota quattro per i Domine, band di punta del cosiddetto "italian sound" che tanto furore a fatto un paio d'anni fa, e che continua a sembrare abbastanza in salute, depuratosi dei molti inutili cloni che lo ammorbavano. L'Imperatore delle Rune Nere è un disco devoto proprio al sound che i Domine hanno evoluto nei loro episodi più recenti, quindi aspettatevi pure doppiacassa a manetta, partiture sinfoniche, gorgheggi sfrenati e atmosfere fantasy senza risparmio alcuno! Chi ha apprezzato dunque il power metal italiano degli ultimi anni non potrà fare a meno di godere anche di questo platter, che in effetti è godibile e assimilabile anche da chi come il sottoscritto non ha poi tanta dimestichezza col genere. Scelte lodevoli in fase di produzione rendono infatti il disco parecchio lontano dall'inascoltabile zuccherosità della maggioranza delle produzioni power d'oggigiorno. Le chitarre non sono come troppo spesso accade offuscate da sovraincisioni e tastiere, i riff di Enrico Paoli rimangono ancora il principale elemento portante dell'ossatura dei Domine. Certo è che le magniloquenti aperture sinfoniche sono una componenente essenziale del sound dei nostri, come sempre un'arma a doppio taglio che può risultare fin troppo stucchevole, ma d'altra parte conferisce la giusta grandeur a una musica di per sè non molto evocativa e tesa verso il mitologico. Niente di nuovo, direte voi... e allora, dove sta il problema? Il problema sta è che "Emperor Of The Black Runes" pur non presentando una formula molto diversa dal suo predecessore, non riesce a farlo con la stessa grinta. Premesso che non sono mai stato un grande fan dei Domine, trovo che a questo disco manchino i ritornelli grandiosi di brani come "Defenders" e "Hurricane Master", che potevano anche risultare già sentiti, ma senza dubbio erano molto più carichi e "di tiraggio" dei corrispettivi "Battle Gods" e "Arioch, The Chaos Star". Buoni episodi nel disco non mancano, e credo sinceramente che un bel pezzo come "True Believer" possa diventare un nuovo cavallo di battaglia per Morby & co, per non parlare di quella piccola gemma che è "Aquilonia Suite (part I)", un brano di undici minuti dedicato alla saga di Conan e largamente ispirato alla colonna sonora del film, immortale opus firmato Basil Poleidouris, rivisitato anche chitarristicamente in una canzone assolutamente superiore al livello medio non proprio eccelso del disco. Non male, anche se un po' fiacca, "The Sun Of The New Season" in cui figura come guest star Leahnan Sidhe dei Beholder. Tirata d'orecchie per quanto riguarda invece la conclusiva "The Forest Of Light" che si preannunciava cavallo di battaglia acustico e si rivela un fiacchissimo episodio melenso e vagamente scopiazzato all'arcinota "Lucky Man" di Emerson, Lake & Palmer. Decisamente da dimenticare. In sintesi, cosa dire? La nuova fatica dei Domine è un lavoro che non aggiunge assolutamente nulla a quanto detto dalla band, piacerà a chi di voi sviene alla più pallida nota di tastiera in un contesto vagamente epicheggiante e metallico, per gli altri credo si tratti di un episodio assolutamente trascurabile. Ah, piccola precisazione, qui l'epic metal non c'è, manco a cercarlo con il lanternino. Detto questo, aspetto con impazienza di rivedere i Domine dal vivo, perchè credo che comunque alcuni di questi episodi possano avere un gran tiro sotto un palco.
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