DECEMBER FLOWER: LAST DECEMBER FLOWER
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07/06/2006Un amico di vecchia data, tempo fa, mi sussurrò che i luoghi comuni, da sempre, percorrono l'Italia come i vacanzieri fanno con l'autostrada del sole, e tra le tante dicerie una di queste ha sempre riguardato la scarsa fama relativa ai musicisti nostrani nel campo dell'hard melodico e generi limitrofi, stili musicali che hanno sofferto, nel tempo, l'incapacità (a parte sporadici casi) dei nostri alfieri di tenere il passo con la scena concorrente a livello internazionale. Il debut cd dei qui discussi December Flower, rilasciato nel 2006 in corso sotto Videoradio, tende a smentire (con immenso piacere del sottoscritto) per l'ennesima volta questa credenza (in parte veritiera) ma anche troppo diffusa, relegando sul mercato nostrano un cd contraddistinto da diversi punti d'interesse. Prodotto in collaborazione tra il gruppo stesso e Giovanni Nebbia, "Last December Flower" ci presenta otto brani (di cui uno in lingua tricolore) più due lassi strumentali agli estremi del cd, tutti adagiati su uno stile inedito che non tarderemo ad analizzare. Immaginate una miscela formata dagli Harem Scarem "Weight Of The World" era e da solcati tipici del modern rock, il tutto completato dalla costola malinconica e ombreggiata di acts quali Hinder e Stereolith, elemento che completa il tutto in una maniera incredibilmente azzeccata. Ed è proprio questo il punto di forza dei Last December, quello di colpire grazie a soluzioni melodiche ma ricercate l'attenzione dell'ascoltatore di turno, rapito da tracce profondamente inquiete accantonate ad episodi di stampo maggiormente solare. Un altro punto degno di nota, all'interno del cd, riguarda il prezioso apporto offerto dal drumming di Andrea Insolia, un musicista capace di donare alle composizioni del quintetto una serie di ammalianti sfumature esecutive, tutte ben valorizzate dalle chitarre del duo Martin Beux/Lorenzo Luchena, capace di completare il tappeto sonoro dei brani con un apporto strumentale ricercato e mai banale. Certo il dischetto non è esente da difetti, primo fra tutti un sound leggermente penalizzato da un rullante eccessivamente secco e legnoso, ma ciò non deve comunque sminuire le qualità di un gruppo promettente e con i propri assi nella manica, il quale, già nel disco di debutto, ha dimostrato senza mezzi termini di potersi giocare le sue prime carte sull'ardito tavolo della concorrenza. Lasciamoli maturare tranquillamente, così da ammirare nel prossimo futuro un gruppo affermato e unanimemente stimato.
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