BROCAS HELM: INTO BATTLE
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31/03/2005L’epic metal degli eighties, noto ai più per le clamorose dichiarazioni di guerra dei Manowar, o per le colonne sonore belliche degli Omen, o al limite per l’irruenza dei Witchkiller, non era però per tutti uno stile convenzionale e fedele alla linea. Non sono state poche le band a rompere gli schemi in quest’ambito… dal classicismo dei Virgin Steele alle stranianti melodie dei nostrani Dark Quarterer, per giungere ai deliri astro-mitologici dei Manilla Road, in molti hanno osato, e all’estremo confine tra movimento epic metal e pura follia musicale penso che si possano porre solo due tra le tantissime band: i Cirith Ungol, grazie a dio riscoperti da una parte dell’odierno pubblico, e per l’appunto i Brocas Helm. Un consorzio di incredibili musicisti tecnicamente superdotati e stracarichi di idee, autori di uno strano heavy metal parecchio debitore all’hard rock e alle atmosfere medievali esplorate già dai Rainbow, amanti dell’improvvisazione, delle cupe tematiche relative all’età oscura, e del rock’n’roll allo stato più brado. Questo disco d’esordio mette subito in mostra una band alle prese con una musica selvaggia e inarrestabile, impossibile da confinare in qualsiasi regola: ai Brocas Helm la forma canzone convenzionale va troppo stretta, Bobbie Wright e soci si rifiutano di perseguire la precisione e la compattezza esecutiva a discapito della genialità dei singoli, ovvero una delle tendenze fondamentali per la nascita dell’heavy metal a partire dall’hard rock. Eppure, paradossalmente, la musica dei nostri rimane un inossidabile (ma inusuale) heavy metal, accoppiato a una serie di infiniti deliri strumentali che magicamente si trasformano in poderose ed epiche canzoni. Difficile da spiegare a parole, e altrettanto difficile da digerire con le orecchie, “Into Battle” presenta notevoli esempi di questo funambolismo strumentale, con i suoi intrecci di basso e chitarra ci mette in contatto con un’età perduta e misteriosa. ”Night Siege”, “Dark Rider”, “Into The Ithilstone”… brani strapieni di citazioni quasi-medievali, eppur lontani anni luce dai flautini e dalle tastierine tanto di moda di questi tempi, rimangono colossali perle di devastante potenza metallica, in cui i rimandi ancestrali si fondono liquidamente con un rombante e robusto heavy metal: memorabile a tal proposito il bass-solo di “Dark Rider”, poi arricchito da riff di chitarra saxoniani e infine fuso in un’unica forma che meriterebbe il titolo di medieval-metal ben più di tante porcherie sentite di recente! Ovviamente non mancano classiche metal songs come l’immortale title track, la brutale “Ravenwreck” o la straepica “Warriors Of The Dark”, tutti brani in cui la sezione ritmica si giostra su tempi impossibili, mentre le chitarre fanno il bello e il cattivo tempo, facendoci chiudere un occhio su una prestazione vocale assolutamente imperfetta (ma senza dubbio partecipe e convinta), e rimpiangendo che la produzione di questi dischi non ne esalti appieno le virtù. Indubbiamente l’heavy metal dei Brocas Helm non fa dell’impatto la sua virtù principale, anzi, è talmente spiazzante che potrebbe far storcere il naso anche agli ascoltatori più preparati. I Brocas Helm hanno saputo guardare indietro ed avanti contemporaneamente, recuperando gli elementi d’improvvisazione perduti già nei primi eighties e creando canzoni profondamente epiche, cariche d’atmosfera e di emozioni come nel migliore heavy metal… speriamo che questo disco possa essere di lezione a qualcuno, perché questa strada è stata, ancor oggi, troppo poco battuta!
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